VII Giorno dell’Ottava del Natale: S. Messa del “Te Deum”
S. MESSA DI RINGRAZIAMENTO
VII GIORNO DEL’OTTATA DEL NATALE
(RITO AMBROSIANO)
La celebrazione di questa sera unisce il calendario “profano” a quello “sacro”: celebriamo l’ultimo giorno dell’anno del calendario civile e il settimo giorno dell’ottava del Natale di Gesù.
E’ una sera di memoria e di riconoscenza: di memoria di quanto abbiamo fatto, in bene e in male; di riconoscenza per quanto abbiamo ricevuto dal nostro prossimo, “nascondiglio” preferito di Dio che “si annoia” a stare nei cieli e preferisce “immischiarsi” nei “nostri affari”.
Anche la Parola di Dio di questa sera ci aiuta a fare questi “esercizi”.
Il profeta Michea ricorda come la venuta del Messia porti sicurezza, pace, ritorno a casa, nuova protezione: “3Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. 4Egli stesso sarà la pace!”.
Anche noi, probabilmente, aspettiamo sempre qualcosa o qualcuno dalla nostra vita: chi un ragazzo, chi una buona notizia, chi un lavoro, chi un amico perso… Insomma, ciascuno di noi desidera, nel profondo del cuore, un Messia che venga a portare: forza, maestà, sicurezza, pace.
Paolo ci ricorda che tutto questo ha un nome nel quale possiamo, sì, “riposare”: vivere bene, con la sua grazia e la sua compagnia che ci permette di “emergere” da questo mondo malvagio, capace di raffreddare i nostri entusiasmi e di tarpare le ali alle nostra aspirazioni e desideri più profondi.
Infine, il Vangelo: il destino di ogni figlio di Dio, quindi è a che il nostro, è quello di racchiudere in noi un segno di contraddizione. Cosa vuol dire segno di contraddizione? Vuol dire caduta e risurrezione di molti, vuol dire che abbiamo la possibilità di una vita santa, bella, impegnativa… e tutto questo può diventare, per chi ci sta accanto, motivo di domanda di senso (“Perché vive così?”) oppure di “persecuzione” (“Mai sei impazzito? Non reggerai a lungo!”). Insomma, una vita come quella di Gesù: memoria e riconoscenza.
Viviamo anche noi così: facendo memoria della nostra soria, fatta di alti e bassi, e di riconoscenza: tra di noi e a Dio per quanto siamo, abbiamo, saremo e potremo fare. Insieme.
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