Via Crucis: Omelia, Venerdì 18 aprile 2014

Via Crucis

Omelia,  Venerdì 18 aprile 2014

 

Per amore il mio Salvatore vuole morire”: l’aria che abbiamo ascoltato ha riempito la Chiesa in questo momento di contemplazione e di silenzio; è un peccato rovinarla questa “vibrazione del cuore” con parole superflue. Vorrei, allora, ripercorrere le parole che abbiamo ascoltato durante il nostro cammino, incrociando l’esperienza di tanti personaggi che Gesù ha incontrato sulla sua Via della Croce.

PIETRO, insieme agli altri, durante questi momenti non è stato in grado di resistere, di vegliare con il suo Maestro, di vegliare per Lui. Ecco la differenza: Pietro, il primo degli Apostoli era con Gesù ma non per Lui. E io, e noi, per chi siamo?

PILATO, l’autorità costituita e riconosciuta, è in soggezione di fronte a Gesù: “avevo l’impressione che mi fosse superiore”. Eppure, di fronte al pericolo per sé e per l’ordine pubblici precostituito, ha preferito mostrarsi forte, anche se “lavandosene le mani”. E io, e noi, come esercitiamo la nostra autorità e responsabilità?

IL CARPENTIERE, il lavoratore che inconsapevolmente ha creato uno strumento di morte e di redenzione, mette a disposizione il suo lavoro e la sua arte; ma il potere lo obbliga a fabbricare uno “strumento di schiavitù”. E io, e noi, siamo capaci nel nostro mestiere? Come utilizziamo il nostro fare?

GLI ANGELI DEL SIGNORE “non sempre fanno ciò che piacerebbe loro”: vedono il loro Signore cadere ma sanno di non intervenire per volontà del Padre. Che mistero tremendo è, in questo caso, la volontà di Dio! E io, e noi, cerchiamo questa docilità alla Sua volontà?

SIMONE DI CIRENE è l’immagine di chi, per caso, è “preso dentro” in una circostanza che non ha scelto, proprio per caso; e questa è proprio una circostanza spiacevole! Ma proprio lì “ha fatto una scoperta: è una gran cosa portare i pesi gli uni degli altri”. E io, e noi, la pensiamo come lui?

MARIA, la mamma di Gesù, è sempre presente, anche e soprattutto nel momento della prova, nel momento del dolore e del dono più grande; ha imparato cosa vuol dire compassione e quanto, pur facendo male, apre ad una nuova svolta. E io, e noi, quanto possiamo imparare da Lei?

MARIA MADDALENA è una delle poche che rimane vicina, insieme alla Madre, fino all’ultimo momento e istante della Passione e morte di Gesù; il Maestro, di lei, disse “a chi molto ha amato sarà molto perdonato”. Forse per questo rimane sotto la croce? E io, e noi, abbiamo imparato l’amore e la fedeltà che nascono dal perdono?

IL CENTURIONE ROMANO diventa testimone di una morte speciale, diversa da tutte le altre: “lui non ha gridato come gli altri, mi ha guardato e lì ho capito che era un uomo innocente, era un figlio per Dio”. E io, e noi, compiendo il nostro dovere abbiamo mai riconosciuto il Figlio di Dio?

IL BUON LADRONE è uno dei pochi che manifesta solidarietà al Signore; ed è uno dei pochi, forse l’unico, che ha riconosciuto i suoi sbagli e, per questo, chiede a Gesù di portarlo con sé. E io, e noi, siamo capaci di consegnarci all’amore crocifisso, riconoscendo i nostri errori?

GIOVANNI, il discepolo più giovane, e forse per questo, il più amato dal Maestro rimane, insieme alla Madre e a Maria Maddalena, sotto la croce. “Durante la notte, aspettavo ancora, speravo in Lui, non mi sentivo di arrendermi, sconfitto”. E io, e noi, quanto dobbiamo imparare dalla perseveranza e dalla speranza dei giovani?

GIUSEPPE DI ARIMATEA, detto “il giusto”, compie l’ultimo gesto di pietà per il corpo senza vita di Gesù, donandogli una degna sepoltura, chiudendo la pesante pietra del sepolcro nel suo giardino. E io, e noi, siamo ancora capaci di gesti di pietà e di vero amore?

TOMMASO è il discepolo che, forse, ci assomiglia di più, in questo momento: è pensieroso e dubbioso, di fronte alla tomba vuota di Gesù. “Forse, tutti i sepolcri sono destinati a non contenere altro che il vuoto, il nulla”. E io, e noi, abbiamo gli stessi dubbi di Tommaso?

Ecco dunque, una carrellata di dodici diversi personaggi, ciascuno con la sua storia personale e con la sua personalissima relazione con l’Uomo della Croce. Sta a noi, nella contemplazione e nel silenzio di questi giorni di attesa, capire a chi assomigliamo di più, per poter camminare insieme verso il “primo giorno dopo il sabato”.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.