“Spunti per l’omelia”: Domenica dopo l’Ascensione, VII di Pasqua (rito ambrosiano) 8 maggio 2016

DOMENICA DOPO L’ASCENSIONE   – VII di Pasqua

LETTURA

Lettura degli Atti degli Apostoli 7, 48-57

In quei giorni. Stefano disse: «L’Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo, come dice il profeta: / “Il cielo è il mio trono / e la terra sgabello dei miei piedi. / Quale casa potrete costruirmi, dice il Signore, / o quale sarà il luogo del mio riposo? / Non è forse la mia mano che ha creato tutte queste cose?”. Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete diventati traditori e uccisori, voi che avete ricevuto la Legge mediante ordini dati dagli angeli e non l’avete osservata». All’udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui.

 

SALMO

Sal 26 (27)

®  Nella casa del Signore contempleremo il suo volto.

oppure

®  Alleluia, alleluia, alleluia.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:

di chi avrò timore?

Il Signore è difesa della mia vita:

di chi avrò paura? ®

Una cosa ho chiesto al Signore,

questa sola io cerco:

abitare nella casa del Signore

tutti i giorni della mia vita,

per contemplare la bellezza del Signore

e ammirare il suo santuario. ®

Ascolta, Signore, la mia voce.

Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!

Il mio cuore ripete il tuo invito:

«Cercate il mio volto!».

Il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto. ®

 

EPISTOLA

Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 1, 17-23

Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore. Egli la manifestò in Cristo, / quando lo risuscitò dai morti / e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, / al di sopra di ogni Principato e Potenza, / al di sopra di ogni Forza e Dominazione / e di ogni nome che viene nominato / non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. / «Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi» / e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: / essa è il corpo di lui, / la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.

 

VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 17, 1b. 20-26

In quel tempo. Il Signore Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

 

“Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio»”: il compito del testimone della fede è quello di continuare e mantenere un collegamenti spirituale con il cielo, quel cielo che è dimora di Dio e luogo spirituale nel quale trova compimento la missione di Gesù come Messia e Salvatore. La contemplazione di Stefano che precede il martirio dà la misura dell’intensità delle sue preghiere e del suo rapporto con il Signore: la sua morte, sull’esempio di Gesù in croce, diventa quel passaggio obbligato davanti al quale egli non prova paura e nemmeno rassegnazione, ma compimento.

“«Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi» / e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: / essa è il corpo di lui, / la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose”: pensare alla Chiesa come corpo del Signore Gesù mi fanno venire in mente altre parole, sempre di Paolo, che dicono che il corpo ha molte membra eppure è uno solo, in un’unità. Addirittura abbiamo sentito che la Chiesa come “corpo mistico (= misterioso) di Cristo” è pienezza di colui che è il compimento di tutte le cose: già qui ed ora troviamo la sua Presenza Reale, il suo essere vicino, insieme, in noi.

“E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”: essere con, essere in, rimanere… sono solo alcuni dei modi con i quali Gesù esprime il rapporto stretto tra Lui e il Padre, lo stesso rapporto che invita ad avere, abbandonandosi all’azione potente delle sue parole, tra i suoi discepoli. Questa continuo desiderio di comunione anima il cuore e le opere del Maestro perché tutti possano conoscerLo e arrivare al Padre. A partire da noi, discepoli del nuovo millennio, che abbiamo la grazia e la responsabilità prima di rimanere in Lui per poter essere luminosi testimoni.

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