Settimana Autentica Ambrosiana: Celebrazione pomeridiana della lavanda dei piedi e dell’accoglienza degli oli (Omelia) – 2 aprile 2015

Settimana Autentica Ambrosiana

Lavanda-dei-piedi-Lode

Celebrazione pomeridiana della lavanda dei piedi e dell’accoglienza degli oli

Omelia

2 aprile 2015

 

Vi domando perdono: mi sono accorto che, di fronte a questo mistero di Gesù che si china su di noi, il mio cuore e la mia vita non sono ancora pronti e capaci di assomigliarGli in tutto e per tutto; e so che questo, in fondo, è quello che ciascuno di noi chiede: “Signore, facci vedere qualcuno che assomigli a Te, per capire come Tu sei e chi possiamo fidare di te”.

Guardando però ai discepoli di Gesù di allora, i Dodici, un po’ mi “consolo”: anche loro non erano pronti e capaci di accogliere quella rivelazione di Dio che parlava loro attraverso la vita e la testimonianza del loro Maestro.

Eppure, Gesù non aspetta che ciascuno di noi sia pronto per ricevere questo dono: Lui anticipa i tempi, non intende attendere che le condizioni siano migliori, non intende attendere che il clima sia positivo, non intende attendere che anche l’ultimo dei discepoli (quello che poi lo tradirà, Giuda l’Iscariota) ci ripensi e si converta, non intende neppure attendere che Pietro (il primo dei suoi Dodici) arrivi a capire tutto e subito.

Gesù semplicemente si mostra per quello che è e per quello che ha scelto di essere: il Figlio dell’Uomo, il Figlio di Dio venuto sulla terra per rivelare il volto del Padre, un volto d’Amore.

Ma che cos’è un “volto d’Amore”? Di quale Amore stiamo parlando? A quale Amore siamo di fronte?

Tre gesti (due li abbiamo già compiuti) cercano di spiegarci che tipo di Amore Gesù ci rivela oggi, nel giorno della sua Ultima Cena.

Il primo: mettersi in ginocchio per ricevere il bene che si chiama perdono e misericordia. Lo abbiamo fatto all’inizio della celebrazione chiedendo e invocando il perdono e la misericordia: “Tu che ci vuoi bene, perdonaci o Signore!”. Il nostro Dio si chiama Padre di misericordia e, come nella parabola, lascia solamente che ci mettiamo in ginocchio un attimo senza lascarci parlare troppo per poi risollevarci e fare festa con Lui: quando uno ti ama veramente è disposto, sempre, a riaccoglierti perché vede un cuore pentito e pronto a ricominciare.

Il secondo: mettersi in piedi per ricevere dalla Chiesa il dono degli oli santi, forza e potenza di Dio. Il secondo semplice gesto fatto da alcuni rappresentanti dei ragazzi ha fatto giungere qui sull’altare gli oli santi consacrati dal Vescovo questa mattina in Duomo a Milano. Il nostro Dio si chiama nostra forza e nostra speranza e, come un buon allenatore di una disciplina sportiva o spirituale, ci dona i mezzi per vincere il maligno e vivere nel mondo fieri di combattere la buona battaglia della vita e della fede con il suo aiuto misterioso e potente.

Il terzo: mettersi seduti per farsi lavare i piedi da un Dio che per amore si umilia. È il gesto che compiremo tra poco. Io, indegno rappresentante di Gesù in mezzo a voi, ripeterò il gesto che il Maestro fece durante l’Ultima Cena ai suoi Dodici, questa volta a dodici ragazzi e ragazze che nel prossimi mese di maggio riceveranno la Comunione. È il gesto più sconvolgente che Gesù ha fatto nelle sul ultime ore (vedi la reazione di Pietro). Il nostro Dio si china davanti a noi, si mette in ginocchio, si umilia per diventare nostro servo per farci comprendere concretamente che un Dio Amore è un Dio che serve e che, se vogliamo vivere da figli di Dio, dobbiamo anche noi fare così gli uni gli altri.

E noi stupiti a veder le tue mani piegate a servire, mentre il tuo sguardo diceva:

“Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.

Amate sino alla fine, fate questo in memoria di me”

            (“Li amò sino alla fine”, C. Burgio, Canto dei Candidati 2003)

Fare memoria di Gesù è fare memoria di Dio. Guardiamo alle nostre mani e chiediamoci: siamo capaci di piegarle a servire, come Gesù? Saremo capaci di piegarle a servire, come Gesù? Se desideriamo la felicità vera ne sono sicuro: ne saremo capaci!

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