Omelia nella VII Domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore (C, 13/10/19)
LETTURA Is 66, 18b-23
Lettura del profeta Isaia
Così dice il Signore Dio: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti. Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore. Anche tra loro mi prenderò sacerdoti leviti, dice il Signore. Sì, come i nuovi cieli e la nuova terra, che io farò, dureranno per sempre davanti a me – oracolo del Signore –, così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome. In ogni mese al novilunio, e al sabato di ogni settimana, verrà ognuno a prostrarsi davanti a me, dice il Signore».
SALMO Sal 66 (67)
Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. R
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. R
La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. R
EPISTOLA 1Cor 6, 9-11
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio.
VANGELO Mt 13, 44-52
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Vedere la gloria di Dio: questa è la convocazione di tutti i popoli annunciata dal profeta Isaia e portata a compimento con la venuta di nostro Signore Gesù Cristo. E questa promessa di ritrovarci, di radunarci scoprendo la profondità di essere fratelli e sorelle, porta con sé la promessa di offerta e di continuare con una discendenza stabile e numerosa. Ma cosa si porta a questo Dio che convoca sul monte santo, a Gerusalemme? L’offerta portata e gradita è proprio la vita stessa dei convocati, di chi si sente chiamato e radunato per contemplare la gloria di Dio, termine ultimo dell’esistenza. Ma qual’è la nostra Gerusalemme? La nostra Gerusalemme è la Chiesa visibile, la Chiesa Cattolica, la nostra Chiesa Parrocchiale nella quale ci sentiamo radunati e siamo certi, nella fede, di incontrare la Presenza Reale di Gesù che ci conduce alla salvezza, al Padre. Quale altro invito, quale altro segno ci serve ancora?
Il breve brano paolino ai Corinzi ci mette però in guardia perché potremmo essere frenati, in questo pellegrinaggio, dal peccato che diventa, a lungo andare ingiustizia nella nostra vita e nella vita del mondo. L’Apostolo parla chiaro: “gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio”. Ma allora, chi si può salvare? Si salva chi si riconosce peccatore, ma un peccatore perdonato, un peccatore che riconosce il suo peccato, il dolore per il proprio peccato e lascia che agisca l’opera di Dio, la sua Grazia operata da Gesù che ci ha salvati, purificati e salvati: il nostro pellegrinaggio terreno è un “passare di conversione in conversione” per poter tornare ogni volta alla fonte della vita, alla fonte della salvezza. Mentre chi vive perseverando nel peccato scivola inesorabilmente nell’ingiustizia e, così, va incontro alla disperazione.
Gesù parla del regno dei cieli e usa il suo modo preferito: parla attraverso le parabole. E dalle parabole emerge che il regno dei cieli è qualcosa di inestimabile, come un tesoro nascosto nel campo o una perla di inestimabile valore: consideriamo anche noi prezioso il regno dei cieli? Consideriamo anche noi preziosa la nostra vita in Dio che ha la sua origine e il suo termine in Lui? Ma dalle parabole emerge anche che il regno dei cieli è come una rete gettata nel mare che prende tutto e, alla fine, non tutto viene salvato: solo il “pesce buono”, solo dunque una vita di grazia, una vita di fede, una vita di speranza e di carità… potremmo dire una vita giusta, da fedele e da figlio amato, proprio come quella di Gesù.
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