Omelia nella VI Domenica dopo il martirio (C), 6 ottobre 2019
VI Domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore
Anno C
LETTURA 1Re 17, 6-16
Lettura del primo libro dei Re
In quei giorni. I corvi portavano ad Elia pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera; egli beveva dal torrente. Dopo alcuni giorni il torrente si seccò, perché non era piovuto sulla terra. Fu rivolta a lui la parola del Signore: «Àlzati, va’ a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedova di sostenerti». Egli si alzò e andò a Sarepta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.
SALMO Sal 4
Chi spera nel Signore, non resta deluso.
Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia!
Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.
Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
il Signore mi ascolta quando lo invoco. R
Tremate e più non peccate,
nel silenzio, sul vostro letto, esaminate il vostro cuore.
Offrite sacrifici legittimi
e confidate nel Signore. R
Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».
Hai messo più gioia nel mio cuore
di quanta ne diano a loro grano e vino in abbondanza. R
EPISTOLA Eb 13, 1-8
Lettera agli Ebrei
Fratelli, l’amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli. Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che sono maltrattati, perché anche voi avete un corpo. Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio. La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: «Non ti lascerò e non ti abbandonerò ». Così possiamo dire con fiducia: «Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura. Che cosa può farmi l’uomo?». Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!
VANGELO Mt 10, 40-42
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Non c’è dubbio che il tema dell’accoglienza e dell’ospitalità sono i due “portanti” delle letture di questa domenica.
Il racconto del profeta Elia e della vedova di Sarepta di Sidone ci ricorda come chi è nel bisogno, o lo ha sperimentato, viene in soccorso a chi si trova in difficoltà: sono le vie misteriose entro le quali il Signore agisce anche mettendo alla prova la fede sia degli uomini di Dio (il profeta Elia), sia la fede della vedova e di suo figlio. L’esempio neo testamentario lo possiamo ritrovare in Maria che, “spogliata momentaneamente” della sua aureola di santità, la ritroviamo pronta e sollecita alle necessità del fratelli (vedi la visitazione ad Elisabetta) e pronta a cantare l’opera di Dio che innalza gli umili e ricolma di beni gli affamati.
La lettera agli Ebrei pone di fronte agli occhi dei credenti il tema della vera fraternità alimentata concretamente nell’ospitalità e nell’attenzione al prossimo, soprattutto se in stato di bisogno. Ma questa accoglienza, questa ospitalità è la via preferenziale entro la quale si muove l’opera di Dio che si mostra nel mondo: pensiamo solamente al mistero dell’incarnazione del fatto che Dio viene a visitare il suo popolo dentro di esso, facendo vivere in Gesù il suo desiderio di incontro, amore, fraternità piena.
Gesù nel Vangelo è esplicito e ci dona il “fondamento teologico” a tutto questo discorso. Accogliendoci reciprocamente, nel nome del Signore, accogliamo Lui stesso che si fa presente in noi e vicino a noi; ma accogliendo Gesù noi pariamo la strada al mistero di Dio e alla sua rivelazione e presenza piena nella nostra vita. Come fare, però, concretamente? Gesù ci suggerisce di partire dalle piccole cose da un bicchiere d’acqua dato ad un assetato, la rivoluzione del gesto minimo che apre la strada al prossimo e, soprattutto, apre la nostra strada al fatto che ci facciamo prossimi gli uni gli altri. Perché “se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto” (Beato padre Giuseppe Puglisi).
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