Omelia nella solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, Martedì 8 dicembre 2015

Maria ImmacolataLa solennità di oggi cade in un momento particolare della vita della chiesa e del mondo intero.
Proprio oggi 50 anni fa il beato Papa Paolo sesto chiudeva solennemente il Concilio ecumenico Vaticano secondo: un grande evento che ha portato ad aprire anzi a spalancare le porte della chiesa al mondo contemporaneo.
Proprio in questi istanti Papa Francesco insieme a Papa Benedetto ha aperto la porta Santa del Giubileo straordinario della misericordia: questa apertura simbolica si scontra con la chiusura dello spazio aereo sopra Roma decisa dalle autorità civili per prevenire attacchi e attentati.
La proposta del lezionario odierno ci invita a guardare alla vita nella sua qualità più vera e più bella: la vita stessa infatti ha in se un valore inestimabile.
Dal libro della Genesi notiamo subito che nonostante il peccato e la punizione di adesso la vita continua: l’uomo chiama sua moglie e va cioè madre di tutti i viventi. La vita è più forte del peccato, più forte anche del primo dei peccati quello che noi chiamiamo peccato originale. Certo ci vorrebbe più tempo per analizzare e commentare tutti i particolari del racconto, ma non è questo il luogo e nemmeno il momento per farlo. Ci basti ricordare che la risposta dell uomo e di Dio di fronte al peccato e anche di fronte al peccato originale è sempre e comunque ricominciare a partire dalla vita stessa.
L’inno agli Efesini dell’apostolo Paolo ci porta di fronte al desiderio del cuore del Padre che per ogni uomo sfera e crede che possa diventare Santo è immacolato nella carità. Queste parole precise ci richiamano il mistero dell’immacolata concezione di Maria ma richiamano anche a ciascuno di noi la possibilità di collaborare a questo progetto di predestinazione ad essere santi e immacolati nell’amore del Padre, cioè a vivere la nostra vita nella fiducia riposta in Gesù e nel rapporto quotidiano e spirituale con lui e con i santi: solo appoggiandoci a questo aiuto sicuro possiamo sperare di arrivare dove le nostre forze non ce lo consentirebbero, cioè alla santità, ad essere come Dio.
Così i pochi versetti del Vangelo ci ricordano che “nulla e’ impossibile a Dio” e che il lieto messaggio portato a Maria da Gabriele è la certezza della grazia divina e la piena comunione di vita tra Maria stessa e Dio: quel “il Signore e’ con te” e’ talmente forte e granitico da convincere Maria ad affidarsi completamente.
Un ricordo biografico per concludere. Qualche tempo fa il cardinale Angelo Comastri nella basilica vaticana a migliaia di preadolescenti della diocesi di Milano ebbe a dire che nessuno ormai conosci più le mogli dei potenti secondo il mondo perché passa come passa il tempo la gloria del mondo, mentre invece il nome di Maria moglie di Giuseppe della stirpe di Davide e madre di Gesù è invocato e ricordato ancora grande mente dopo 2000 anni: un piccolo ma significativo esempio che è possibile affidarsi a Dio e compiere qualcosa di rivoluzionario.
Anche noi dunque possiamo essere santi e immacolati nella carità di fronte al Padre.

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