Omelia nella Solennità della Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria (B, rito ambrosiano) 28/01/2018
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe – festa del Signore
Lettura
Lettura del profeta Isaia 45, 14-17
Così dice il Signore: / «Le ricchezze d’Egitto e le merci dell’Etiopia / e i Sebei dall’alta statura / passeranno a te, saranno tuoi; / ti seguiranno in catene, / si prostreranno davanti a te, / ti diranno supplicanti: / “Solo in te è Dio; non ce n’è altri, / non esistono altri dèi”». / Veramente tu sei un Dio nascosto, / Dio d’Israele, salvatore. / Saranno confusi e svergognati / quanti s’infuriano contro di lui; / se ne andranno con vergogna / quelli che fabbricano idoli. / Israele sarà salvato dal Signore / con salvezza eterna. / Non sarete confusi né svergognati / nei secoli, per sempre.
Salmo
Sal 83 (84)
® Beato chi abita la tua casa, Signore.
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente. ®
Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio. ®
Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore. ®
Epistola
Lettera agli Ebrei 2, 11-17
Fratelli, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo:
«Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, / in mezzo all’assemblea canterò le tue lodi»; / e ancora: / «Io metterò la mia fiducia in lui»; / e inoltre: / «Eccomi, io e i figli che Dio mi ha dato».
Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.
Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 41-52
In quel tempo. I genitori del Signore Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Ai tempi del Secondo Isaia il popolo è invitato a confidare in un re straniero che non conosce Dio ma che, grazie alla sua autorevolezza e al suo regno, sarà capace di ristabilire ordine e giustizia e permettere al popolo d’Israele di potersi riunire nella sua terra e celebrare le lodi del Signore. La profezia di Isaia indica non solo il fatto che popoli potenti e ricchi saranno soggiogati e riconosceranno in questo modo il vero Dio, facendo la loro professione di fede di fronte ad un’evidente potenza, ma ricorda come “Veramente tu sei un Dio nascosto, / Dio d’Israele, salvatore“: un Dio nascosto nell’agire provvidente di un re che non Lo conosce, un Dio comunque legato al suo popolo (Israele), un Dio che è Salvatore e porta salvezza. Noi, da cristiani e fedeli del Nuovo Testamento, riconosciamo in questo Dio nascosto, d’Israele, Salvatore lo stesso Signore Gesù: possiamo riconoscerLo come il Dio nascosto perché è venuto come uomo tra gli uomini, non apparendo come Dio ma appunto come uomo; possiamo riconoscerLo come Dio d’Israele perché nato e cresciuto in quel popolo, in quella famiglia, in quella tradizione; possiamo riconoscerLo Salvatore a partire dal suo nome Gesù che, sappiamo bene, significa “Dio salva”.
Ma questo suo essere nascosto, come Dio, non vuol dire che non abbiamo potuto riconoscerLo. Infatti proprio da questa solidarietà piena con gli esseri umani, con ciascuno di noi, possiamo avvicinarci alla sua esperienza e comprendere come questo suo modo di venire tra noi ci porta a guardarci con occhi differenti, ci porta a guardarci come veri fratelli e sorelle. Ancora di più “Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura“: proprio questo tratto della sua vita, questo prenderci a cuore e questo prendersi cura di noi è la caratteristica principale, la testimonianza più efficace che ci permette di riconoscerLo veramente uomo e veramente Dio.
Infine il Vangelo ci pone di fronte non un modello di famiglia da imitare, ma dei legami affettivi molto forti e significativi, talmente forti e significativi che ci testimoniano cosa significa realmente prendersi cura, preoccuparsi, persino stare sottomessi ed obbedire. Mi piace pensare che questa “licenza” che Gesù si è preso di rimanere ad “occuparsi delle cose del Padre suo sia stata un pregustare, una prova di quella che sarebbe stata la sua missione da grande. Eppure il Vangelo annota “Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso“: questa sottomissione è atto di amore, rispetto e obbedienza di fronte alla sana preoccupazione e al vero spavento dimostrato dai suoi genitori. Così Gesù stesso ha anche pregustato quanto gli sarebbe costata quell’obbedienza più “grossa” o “matura”, quella alla volontà del Padre che sta nei cieli; così Gesù ha anche dato luce e sale alla nostra umanità, a volte spenta e insipida, così da renderci veramente suoi fratelli con grande dignità e “dotati” di quella grazia sufficiente e necessaria da sapere e sentire di essere sempre amati.
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