Omelia nella Solennità del Natale del Signore (25/12/19, rito ambrosiano)

Natale del Signore

Solennità

Messa del Giorno

ALL’INGRESSO
Oggi una luce risplende su noi perché è nato il Signore.
Ed è chiamato ammirabile consigliere, Dio potente,
padre di tutti i secoli, principe della pace.
Il suo regno non avrà fine.

LETTURA Is 8, 23b – 9, 6a
Lettura del profeta Isaia

In passato il Signore Dio umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Madian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. 

SALMO Sal 95 (96)

Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta. R

Acclamino davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli. R

EPISTOLA Eb 1, 1-8a
Lettera agli Ebrei

Fratelli, Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? E ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio». Mentre degli angeli dice: «Egli fa i suoi angeli simili al vento, e i suoi ministri come fiamma di fuoco», al Figlio invece dice: «Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli». 

VANGELO Lc 2, 1-14
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra
pace agli uomini, che egli ama». 

Pochi giorni fa in occasione degli auguri natalizi ala Curia Romana Papa Francesco ha parlato di “mondo scristianizzato” in riferimento al servizio di evangelizzazione che i collaboratori più vicini a lui devono invece avere.

Anche noi, qui ed ora, non siamo esenti da questo richiamo autorevole: anche noi viviamo in una società e un contesto in larga parte non più cristiano di fatto. Ma siamo qui, come piccolo gregge, a celebrare la nascita di Gesù come nostro Salvatore e Signore.

La prima parola che ci viene incontro è quella profetica: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce”. Il tema della luce è centrale nel Natale e nella nascita del Messia, basta pensare alla stella cometa o alla grande luce che avvolge i pastori che ricevono l’annunzio degli angeli. Ma in questo testo si fa riferimento a un popolo che cammina nelle tenebre, un popolo che no si riconosce più e che è sfiduciato, abbattuto, disperato: sfiducia in sé stessi, sfiducia nel prossimo, sfiducia in chi è sopra e “comanda”, mentre chi è sotto di noi è meglio che ci stia altrimenti ci “ruba” il posto. Questa grande luce, invece, viene e ridà vita e speranza al popolo che non cammina più nelle tenebre, non cammina più nella sfiducia. Oggi questa grande luce ci ridà speranza e cammino, come popolo di Dio.

La seconda parola che ci viene incontro è quella apostolica della lettera agli Ebrei: “Egli (il Figlio) tutto sostiene con la sua parola potente”. Mi chiedo, vi chiedo: che differenza c’è tra una parola potente e la parola dei potenti? La parola potente compie quello che dice, è autorevole: la parola di Gesù è così quando rimette i peccati, guarisce i malati, invita a seguirlo… La parola dei potenti, invece, moltissime volte è priva di efficacia perché rimane parola pura e semplice, non è in grado di modificare nulla, anzi tante volte essa è divisiva, critica, tagliente e feroce. Oggi questa parola potente ci viene incontro e compie quello che dice: “Il verbo di Dio si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

La terza parola che ci viene incontro è quella del Vangelo, una parola antica e bellissima, una sorta di “marchio di fabbrica” che ci dice che a pronunciarla è lo stesso Signore o un suo inviato: “Non temete!”. Questa parola, detta ai pastori che ricevono l’annuncio dagli angeli che è nato il Messia e Salvatore, è detta e riconoscibile come Parola del Padre che ad Adamo ed Eva, ad Abramo, a Davide, a Maria, a Giuseppe, a Pietro… suscita la certezza di non essere soli e di essere chiamati a compiere grandi cose. E questa parola è sussurrata nel cuore, è dono interiore, spirituale che scende come balsamo e fortezza sulle ferite che sanguinano dentro di noi. Oggi questa parola sicura è detta a noi, a ciascuno di noi nella condizione particolare in cui si trova perché nasca, o rinasca, la fede, la speranza e l’amore grazie alla nascita di Gesù.

Mi permetto di concludere porgendovi i migliori “auguri scomodi” di un Buon Natale di Gesù: tornando a casa, anche nei prossimi giorni, scomodatevi personalmente per augurare Buon Natale a chi sapete che non lo passerà buono per una sedia vuota, per un dolore grande, per la mancanza di serenità. Ogni “augurio scomodo” che porgeremo, che sarà spinto dalle tre parole sopra, sarà colto come sincero e anche noi ci sentiremo un po’ meno formali e un po’ più veramente adoratori di Gesù Bambino.

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