Omelia nella Messa del Discepolo e nella Lavanda dei Piedi, 29 marzo 2018

Messa del Discepolo e rito della Lavanda dei piedi

Parrocchia Buon Pastore, Giovedì santo 29 marzo 2018

(Letture: 1Cor 11, 2-34; Gv 13, 1-15)

            Questa celebrazione contiene due gesti (uno lo abbiamo già compiuto, all’inizio della celebrazione, e uno lo compiremo più avanti) e due parole che abbiamo ascoltato.

1° gesto: la lavanda dei piedi

È un gesto rituale che si usava ai tempi di Gesù per accogliere gli ospiti che entravano nella casa; è un gesto che compivano gli schiavi. Gesù compie questo gesto a tutti i discepoli prima di iniziare l’Ultima Cena; è dunque un gesto che si ripete, per ciascuno.

È un gesto che contiene una virtù: l’umiltà. È difficile per noi capire che questa parola indica una virtù, cioè qualcosa di molto positivo. Gesù di fronte ai discepoli, o meglio nei confronti degli apostoli, si mostra umile, si abbassa a compiere un gesto da schiavo, da servo. Gesù ci sembra dire: “Non c’è umiltà senza umiliazione”.

È un gesto che ha un significato preciso: “Vi ho dato l’esempio”. Gesù attraverso quest’azione intende insegnare ai suoi discepoli quale deve essere la vera forma del potere tra di loro: chi comanda sia pronto ad abbassarsi, a chinarsi.

1° Parola: “Aspettetevi gli uni gli altri

Fino dall’inizio i discepoli e la comunità dei credenti, di quelli che avevano creduto e riconosciuto in Gesù il Messia e Salvatore, ha fatto fatica a stare insieme, a vivere come se avessero “un cuore solo e un’anima sola”.

Ma il trovarsi “nel suo nome” è sempre stato riconosciuto da tutti sotto il segno del pane e del vino, nel segno del dono di Gesù e della sua stessa vita.

L’apostolo paolo allora fa una raccomandazione, ai cristiani di allora così come a noi oggi: “Non aspettate di pensare tutti allo stesso modo; non aspettate i essere tutti ugualmente santi; non aspettate di essere tutti “bravi” allo stesso livello; non aspettate di essere fedeli al 100%…”. Aspettarsi gli uni gli altri vuol dire camminare insieme condividendo la fatica degli altri (di solito, gli ultimi).

2° Parola: “Come ho fatto io, facciate anche voi

Gesù non sembra proprio donare un esempio, ma l’esempio! Quale differenza c’è? Il primo, un esempio, è “uno dei tanti”; mentre il secondo, invece, è” l’unico” perché coinvolge tutta la vita!

Gesù si abbassa, si china e fa una cosa che un Maestro, uno importante, non dovrebbe proprio fare, stando alla logica del nostro mondo.

E proprio le sue parole chiariscono: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri”. Per noi significherà riscoprire il servizio, il servire, il metterci a disposizione non some impegno morale, non come comando, ma come conseguenza dell’aver riscoperto che Gesù fa così con noi.

2° gesto: Pane preso, benedetto, spezzato e dato; vino preso, benedetto, versato e dato.

Un amore che è preso nelle mani; un amore che è benedetto dal Padre; un amore che è spezzato; un amore che è dato… è un amore divino, è amare come Dio!

Qualche domanda per aiutarci a “concretizzare”:

1° gesto: la lavanda dei piedi. Chi è al mio servizio? E io, di chi sono a servizio?

1° Parola: “Aspettatevi gli uni gli altri”. Ho pazienza nell’aspettare chi fa più fatica di me?

2° Parola: “Come ho fatto io, facciate anche voi”. Chi è di esempio, per me? Io sono forse esempio per qualcuno?

2° gesto: Pane preso, benedetto, spezzato e dato; vino preso, benedetto, versato e dato. Chi ama come Gesù?

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