Omelia nella II Domenica di Quaresima (rito ambrosiano, anno A) 8 marzo 2020

II Domenica di quaresima

Domenica della Samaritana

LETTURA Es 20, 2-24
Lettura del libro dell’Esodo

In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano. Allora dissero a Mosè: «Parla tu a noi e noi ascolteremo; ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!». Mosè disse al popolo: «Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore sia sempre su di voi e non pecchiate». Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura dove era Dio. Il Signore disse a Mosè: «Così dirai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto che vi ho parlato dal cielo! Non farete dèi d’argento e dèi d’oro accanto a me: non ne farete per voi! Farai per me un altare di terra e sopra di esso offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò far ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò”».

SALMO Sal 18 (19)

Signore, tu solo hai parole di vita eterna.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. R

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R

Ti siano gradite
le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore. R

EPISTOLA Ef 1, 15-23
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore. Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.

VANGELO Gv 4, 5-42
✠ Lettura del vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». 

Il filo rosso che lega insieme le letture in questa seconda domenica di Quaresima ambrosiana è la rivelazione di Dio: nella prima lettura, secondo il Primo testamento, è la rivelazione della teofania al Sinai e il momento in cui il popolo di Dio riceve la legge; nella lettera paolina, secondo il Nuovo testamento, è la rivelazione che ritroviamo in Gesù morto, risorto e asceso al cielo e che ci viene presentato come rivelatore del Padre; nel Vangelo, infine, è la rivelazione di un Dio vicino che ci aspetta al momento del nostro bisogno e che rivela la verità di se stesso sollecitando la verità di noi stessi.

Questi tre passaggi di fede sono necessari per far maturare in noi la certezza di aver incontrato la vera rivelazione di Dio riconosciuto in Gesù.

Partiamo dunque dall’Esodo. La rivelazione del Sinai ci pone di fronte a un Dio potente, legislatore, che si mostra al popolo facendolo diventare popolo di Dio; ma il popolo ha timore di questa potenza divina e così chiede a Mosè di essere mediatore. Dunque un Dio potente, un Dio legislatore, un Dio che parla al popolo mediante un uomo, scelto ed eletto: questo punto di partenza della rivelazione è importante perché mette sulla giusta strada uomini e donne che si riconoscono guidati da un’unica mano forte, sicura e potente, una mano divina che indica il cammino e che è mediata da un profeta e legislatore, Mosè. Questa storia, però, mostrerà le sue difficoltà quando, sia il popolo che il mediatore, mostreranno segni di cedimento e così l’alleanza si rompe per l’infedeltà degli uomini.

La lettera agli Efesini, invece, ci ricorda la grandezza, la bellezza e lo splendore della rivelazione di Dio in Gesù Cristo: è il passo necessario per maturare l’esperienza di Dio, il passaggio dal Primo al Nuovo testamento. Solo avendo una profonda conoscenza di Gesù, riconosciuto come “Padre della gloria”, morto, risorto e asceso al cielo per la nostra salvezza, potremo davvero riconoscerci discepoli del Dio vivo e del Gesù risorto che ce lo rivela. Solamente in Gesù trovano compimento tutte le cose, anche quelle più impensabili e, a volte, dolorose.

Il brano di Giovanni, infine, ci pone di fronte la rivelazione di Gesù e il suo “metodo” di salvezza offerto a ciascuno di noi. Gesù, vero uomo e vero Dio, riconosce il bisogno dell’uomo e lo vive anch’egli: così, la Samaritana è accolta e accostata nel suo bisogno di sete e il maestro parte da lì, da dove si trova questa donna. Anche nell’accostare ciascuno di noi Gesù parte da come siamo, da cosa ciascuno di noi ha bisogno. Potremmo dunque domandarci qual è il nostro “pozzo di Sicar”, dove nel nostro bisogno possiamo certamente incontrare Gesù. Ma a partire dal bisogno, Gesù compie un vero cammino di rivelazione e suscita la fede: dal bisogno passa alla rivelazione della verità di se stessi (la donna che non ha marito e che non si sente giudicata per quello che sta vivendo), una verità liberante e pronta al passo successivo, quella dell’accoglienza della rivelazione divina (Gesù che parla di adorazione in spirito e verità), una rivelazione che è vicina, quotidiana, quasi “banale” nel suo presentarsi. E questo incontro, questa rivelazione di se stessi e di Dio in Gesù termina con quelle parole familiari: “Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te»”. La bellezza del nostro Dio è la nostra scoperta che Lui, fin da ora, parla con noi, con te e con me perché parte da ciò che siamo per farci diventare come lui desidera.

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