Omelia nella II Domenica di Pasqua (rito ambrosiano) festa della Divina Misericordia 28/4/19

DOMENICA II DI PASQUA – (della Divina Misericordia)

LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 4, 8-24a

In quei giorni.

Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».
Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. Vedendo poi in piedi, vicino a loro, l’uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa replicare. Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: «Che cosa dobbiamo fare a questi uomini? Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. Ma perché non si divulghi maggiormente tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome». Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando in che modo poterli punire, li lasciarono andare a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l’accaduto. L’uomo infatti nel quale era avvenuto questo miracolo della guarigione aveva più di quarant’anni.
Rimessi in libertà, Pietro e Giovanni andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto loro i capi dei sacerdoti e gli anziani. Quando udirono questo, tutti insieme innalzarono la loro voce a Dio.            

SALMO
Sal 117 (118)

             ®  La pietra scartata dai costruttori ora è pietra angolare.

             oppure

             ®  Alleluia, alleluia, alleluia.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre». ®

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. ®

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre. ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 2, 8-15

Fratelli, fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.
È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui, che è il capo di ogni Principato e di ogni Potenza. In lui voi siete stati anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano d’uomo con la spogliazione del corpo di carne, ma con la circoncisione di Cristo: con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo.            

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 20, 19-31

In quel tempo. La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Questa domenica del rito ambrosiano è caratterizzata da un segno che nel rito contemporaneo non esiste più: la deposizione della veste (bianca) battesimale da parte dei neofiti, cioè di coloro che avevano ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana nella veglia pasquale. Se questo segno non esiste più nel rito odierno, esso ci viene ripresentato simbolicamente soprattutto per fare memoria della nostra identità più profonda, della nostra vera e più singolare identità: quella dell’essere realmente e spiritualmente figli di Dio.

E se siamo figli di Dio, fratelli e sorelle inseriti nel cammino della Chiesa, lo siamo grazie alla testimonianza ininterrotta di uomini e donne che hanno scommesso su Gesù, proprio come la testimonianza di Pietro che abbiamo ascoltato nel brano degli Atti degli Apostoli. Con tutta franchezza il primo degli Apostoli dona la sua testimonianza indicando nell’opera di Gesù risorto la guarigione fatta ad un uomo: anche le persone che lo interrogano di stupiscono dell’opera e della sua testimonianza, riconoscendo che esse sono “sproporzionate” rispetto ala realtà che vivono e che sono gli stessi discepoli. Così, rimessi in libertà dopo averli severamente ammoniti, Pietro e gli altri sono ben lieti di disobbedire agli uomini, piuttosto che disobbedire a Dio: “Noi non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e udito“. Che cosa hanno visto e udito? Certamente la loro esperienza di incomprensione, tradimento, fuga… li avrebbe portati a fuggire; e invece grazie all’apparire di Gesù risorto e al mandato da Lui stesso conferito, essi sono pronti anche a donare la vita stessa.

La lettura paolina, quella tratta dalla lettera ai Colossesi, è di estrema attualità: l’Apostolo avverte i credenti di ogni tempo di non lasciarsi ammaliare da tradizioni umane e da filosofie terrene, semmai di riconoscere la forza dirompente della croce di Cristo che diventa la vera forza per sconfiggere il male del mondo. Questo, forse, è il vero scandalo per noi di pensare a un Dio che sconfigge la morte e il peccato andandogli incontro, attraversandolo e abitandolo: eppure è questa l’opera portata a compimento da Gesù, è questa l’opera che priva della loro forza i principati e le potenze del mondo. Dobbiamo dunque vigilare perché i veri segni della potenza di Dio non seguono le logiche della riuscita, dei risultati, del trionfo, del consenso plebiscitario… semmai essi stesi sono messi in discussione proprio perché la gloria di Dio si è manifestata nel dono sacrificale della croce di Gesù. Così anche il nostro sacrificio, anche la nostra croce, assumono un significato tutto diverso.

Il Vangelo dell’apparizione di Gesù in due tempi, prima ai discepoli senza Tommaso e poi con lui, ci fa entrare nel mistero della condiscendenza di Gesù stesso. Già, perché Gesù non ignora il dubbio del discepolo, anzi: sembra proprio andare incontro a Tommaso, prendendolo per mano per farlo entrare nel mistero della sua passione, morte e risurrezione. E non è un caso che Gesù utilizzi proprio quelle parole perché il Maestro dice esplicitamente al discepolo: “Se vuoi davvero credere in me, entra nel mio dolore, porta il tuo dubbio, il tuo dolore nel mio dolore, nelle mie ferite innocenti”. E questo Gesù lo dice non perché ci vuole far provare il suo dolore, no! Noi non abbiamo bisogno di questo: abbiamo semmai bisogno di sapere e sentire la sincerità e la totalità della sua solidarietà con la nostra condizione umana, una condizione tante volte segnata dal dubbio, dal peccato, dal dolore innocente. Ma non finisce qui perché Gesù sa che non è necessario vederlo con gli occhi e toccarlo con mano: per questo motivo egli stesso ci dichiara beati perché pur non avendolo visto noi crediamo in lui. E allora chiediamo questo dono, in questa seconda domenica di Pasqua nella festa della Divina Misercordia: chiediamo il dono di dire con fede, con tutto il cuore, riconoscendolo ogni volta che il pane è preso, benedetto, spezzato e dato “Nostro Signore e nostro Dio!”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.