Omelia nella Domenica di Pasqua (rito ambrosiano) 1/4/18
Omelia nella Domenica di Pasqua
Chiesa del Buon Pastore, 1′ aprile 2018
(At 1, 1-8a; 1Cor 15, 3-10a; Gv 20, 11-18)
In questi giorni abbiamo contemplato e celebrato il mistero della potenza del Padre rivelato in Gesù: In Lui troviamo il pane della vita, in Lui troviamo il sangue della salvezza, in Lui riconosciamo l’onnipotenza divina che è amore che si dona, in Lui abbiamo atteso con il mondo sofferente e “sospeso” l’annuncio della Pasqua.
La comunità dei credenti, rinfrancata dalla presenza del Risorto, è invitata ad attendere il compimento della promessa del Padre: Lo Spirito santo. Noi, Chiesa del Risorto e della Pentecoste, viviamo il tempo e il momento che il Padre ha riservato al suo potere: Noi abbiamo la forza dello Spirito del Risorto, quello Spirito che ci permette di riconoscere e di essere segni viventi della sua Presenza e del suo amore.
Uno di questi segni più importanti di questa sua Presenza potente è l’opera della grazia in ogni uomo e donna, in ciascuno di noi, un’opera che ci prende così come siamo per trasfigurarci in Lui, partendo dalla nostra vita perché nessuno si senta escluso e niente sia vano.
Quale affetto ha su di noi dunque la Pasqua? Tornando alla prima Pasqua dei discepoli dobbiamo riconoscere che non subito gli effetti benefici si sono manifestati: C’è stato bisogno di un incontro personale con il Risorto, via via ingrandito e trasmesso e testimoniato.
“Va’ dai miei fratelli” è in comando che Maria riceve da Gesù Risorto. C’è dunque un’urgenza, una qualche fretta, un fremito di gioia che porta all’azione, a “non stare più nella pelle”: È la conseguenza dell’aver sperimentato (o almeno iniziato a sperimentare) cosa o chi c’oltre i nostri limiti, i nostri peccati, la vita stessa.
Chiediamo di avere in cuore lo stesso fremito di gioia dei testimoni della prima ora di Gesù risorto.
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