Omelia nella Domenica delle Palme (Messa del giorno, rito ambrosiano) 25/03/2018
Settimana Autentica
DOMENICA DELLE PALME NELLA PASSIONE DEL SIGNORE
LETTURA
Lettura del profeta Isaia 52, 13 – 53, 12
Così dice il Signore Dio: / «Ecco, il mio servo avrà successo, / sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. / Come molti si stupirono di lui / – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto / e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, / così si meraviglieranno di lui molte nazioni; / i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, / poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato / e comprenderanno ciò che mai avevano udito. / Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? / A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? / È cresciuto come un virgulto davanti a lui / e come una radice in terra arida. / Non ha apparenza né bellezza / per attirare i nostri sguardi, / non splendore per poterci piacere. / Disprezzato e reietto dagli uomini, / uomo dei dolori che ben conosce il patire, / come uno davanti al quale ci si copre la faccia; / era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. / Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, / si è addossato i nostri dolori; / e noi lo giudicavamo castigato, / percosso da Dio e umiliato. / Egli è stato trafitto per le nostre colpe, / schiacciato per le nostre iniquità. / Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; / per le sue piaghe noi siamo stati guariti. / Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, / ognuno di noi seguiva la sua strada; / il Signore fece ricadere su di lui / l’iniquità di noi tutti. / Maltrattato, si lasciò umiliare / e non aprì la sua bocca; / era come agnello condotto al macello, / come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, / e non aprì la sua bocca. / Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; / chi si affligge per la sua posterità? / Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, / per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. / Gli si diede sepoltura con gli empi, / con il ricco fu il suo tumulo, / sebbene non avesse commesso violenza / né vi fosse inganno nella sua bocca. / Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. / Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, / vedrà una discendenza, vivrà a lungo, / si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. / Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce / e si sazierà della sua conoscenza; / il giusto mio servo giustificherà molti, / egli si addosserà le loro iniquità. / Perciò io gli darò in premio le moltitudini, / dei potenti egli farà bottino, / perché ha spogliato se stesso fino alla morte / ed è stato annoverato fra gli empi, / mentre egli portava il peccato di molti / e intercedeva per i colpevoli».
SALMO
Sal 87 (88)
® Signore, in te mi rifugio.
Signore, Dio della mia salvezza,
avanti a te grido giorno e notte.
Giunga fino a te la mia preghiera,
tendi l’orecchio alla mia supplica. ®
Io sono sazio di sventure,
la mia vita è sull’orlo degli inferi.
Sono annoverato fra quelli che scendono nella fossa,
sono come un uomo ormai senza forze.
Sono libero, ma tra i morti. ®
Hai allontanato da me i miei compagni,
mi hai reso per loro un orrore.
Sono prigioniero senza scampo,
si consumano i miei occhi nel patire.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani. ®
EPISTOLA
Lettera agli Ebrei 12,1b-3
Fratelli, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo.
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 11, 55 – 12, 11
In quel tempo. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
I toni di questa liturgia della Domenica delle palme sono proprio da passione.
Fin dalla lettura antico testamentaria, che ci ripropone le parole del profeta Isaia nel quarto canto del servo, descrivono la venuta del servo del Signore con le sue caratteristiche peculiari. Comprendiamo come l’attesa della sua venuta non vada incontro alle attese dei popoli, e nemmeno alle attese dei potenti della terra: per essere un germoglio regale, discendente di Davide egli si presenta come “uomo tra gli uomini”, anzi ancora di più senza apparenza, senza bellezza, senza splendore. La sua vita e la sua missione sono sotto il velo del dramma umano: unica nota degna di rilievo è che proprio questo suo patire, proprio questo dolore che porta su di sé è un dolore salvifico, un dolore che è per qualcuno, è portato per noi. Agli occhi del mondo e ai nostro occhi la missione di questo servo di Dio è un vero fallimento: quale Dio, quale potenza può mai manifestare uno che di fronte all’ingiustizia subìta non apre nemmeno la sua bocca? Eppure l’epilogo del canto afferma: “Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, / vedrà una discendenza, vivrà a lungo, / si compirà per mezzo suo la volontà del Signore”. Quanto distanti sono le nostre via da quelle del Signore? Ne abbiamo la prova proprio in queste parole! Nell’apparente sconfitta agli occhi del mondo si compie la volontà dell’Altissimo, viene promessa nuova vita e nuova discendenza. Se siamo ancora increduli e perplessi di fronte a questa parole, possiamo farci un “pizzocotto spirituale”: perché, alla fine, siamo noi quella discendenza, siamo noi i continuatori della vita di questo “uomo dei dolori che ben conosce il patire”.
La lettera agli Ebrei ci suggerisce con grande fermezza quale atteggiamento tenere di fronte a questo servo di Dio: tenere fisso lo sguardo su di lui, perché “dà origine alla fede e la porta a compimento”. Siamo qui, oggi come ogni domenica, per ricevere da Dio, attraverso Gesù, il dono di una fede che si rinnova perché si mette in discussione e si riconosce bisognosa di essere confermata, corretta, accompagnata e aiutata nell’essere portata a compimento. Pensiamo ad ogni volta che abbiamo riconosciuto in una persona amata e toccata dalla prova e dalla sofferenza il volto di Gesù Crocifisso: è questo che ci chiede oggi l’autori della lettera agli Ebrei, occhi capaci di riconoscere il servo del Signore che si incarna nei nostri fratelli, che si incarna in noi stessi e continua a guidare, in modo misterioso, la nostra vita, perché non ci stanchiamo e non ci perdiamo d’animo.
Ci saremmo aspettati di ascoltare il Vangelo che commemora l’ingresso di Gesù nella città santa, invece siamo entrati nell’intimità della casa di Betania, la casa dei tre fratelli (Marta, maria e Lazzaro) amici intimi del Maestro. Ma prima di entrare in questa intimità ci viene incontro l’interrogativo dei Giudei, di quelli che avevano creduto in Gesù: “Che ve ne pare? Non verrà alla festa?”. E’ interrogativo non retorico perché siamo vicini alla Pasqua e i capi avevano deciso di eliminare questo Rabbì che parla con autorità e pone segni potenti: avrà paura Gesù di venire a Gerusalemme, paura dei capi del popolo, paura del giudizio, paura di morire? Il Signore sembra prepararsi al suo destino fermandosi a gustare l’intimità della casa di Marta, Maria e Lazzaro. I biblisti definiscono questo episodio “l’unzione di Betania” vedendo in essa un chiaro segno profetico dell’unzione di Gesù “post mortem”. Vita e morte qui si incontrano di nuovo: Gesù e Lazzaro, due destini segnati dalla vita (donata e ridonata) e dalla morte (sentenziata e portata a termine). C’è quel particolare sul profumo: si dice essere prezioso, essere usato per ungere i piedi di Gesù, essere talmente abbondante da riempirne la casa di profumo. San Paolo parla dei cristiani che diffondono “il buon profumo di Cristo”: la nostra testimonianza dunque può essere preziosa, la nostra testimonianza può raggiungere tutti e tutto, la nostra testimonianza può riempire la nostra vita e la vita di chi ci circonda.
Vi consegno delle parole non mie, ma di un mio amico che è entrato giovane nella pasqua di Gesù: si chiama Alessandro e sarebbe diventato prete se un male incurabile non avesse vinto il suo corpo.
Signore Gesù,
voglio essere per te
come quel barattolino di olio di nardo
che Maria riversò sui tuoi piedi.
Voglio essere come nardo
per camminare con te,
amare con te le persone che incontriamo quotidianamente;
voglio essere strumento di rivelazione della tua presenza.
Dal mio profumo tutti devono sentire che tu sei qui.
Dal mio profumo tutti si devono accorgere della tua presenza,
del tuo amore.
Consumami tutto Signore;
non lasciare che nessuna goccia vada sprecata.
Riversami dove tu vuoi;
fa’ che il mio agire, il mio diffondere la tua presenza
parta sempre da te e non avvicini amori fatui, amori leggeri.
Io come quell’olio e come Maria ho scelto la parte migliore
che non mi verrà tolta.
Aiutami ad afferrarti Gesù.
Non permettere che la vita e i suoi buffi e strani andamenti mi stacchino da te.
Ho trovato un tesoro, una perla preziosa;
non posso sprecare una così bella e grande occasione.
(Alessandro Galimberti, Barattolino di nardo, 1980-2004)
Chiediamo al Signore il dono di tenere fisso lo sguardo su di Lui perché, di questo ne possiamo essere certi, Lui verrà alla festa.
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