Omelia nella Domenica delle Palme (Messa del giorno, rito ambrosiano) 14/4/19

DOMENICA DELLE PALME NELLA PASSIONE DEL SIGNORE

Settimana Autentica

LETTURA
Lettura del profeta Isaia 52, 13 – 53, 12

Così dice il Signore Dio: / «Ecco, il mio servo avrà successo, / sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. / Come molti si stupirono di lui / – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto / e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, / così si meraviglieranno di lui molte nazioni; / i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, / poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato / e comprenderanno ciò che mai avevano udito. / Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? / A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? / È cresciuto come un virgulto davanti a lui / e come una radice in terra arida. / Non ha apparenza né bellezza / per attirare i nostri sguardi, / non splendore per poterci piacere. / Disprezzato e reietto dagli uomini, / uomo dei dolori che ben conosce il patire, / come uno davanti al quale ci si copre la faccia; / era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. / Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, / si è addossato i nostri dolori; / e noi lo giudicavamo castigato, / percosso da Dio e umiliato. / Egli è stato trafitto per le nostre colpe, / schiacciato per le nostre iniquità. / Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; / per le sue piaghe noi siamo stati guariti. / Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, / ognuno di noi seguiva la sua strada; / il Signore fece ricadere su di lui / l’iniquità di noi tutti. / Maltrattato, si lasciò umiliare / e non aprì la sua bocca; / era come agnello condotto al macello, / come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, / e non aprì la sua bocca. / Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; / chi si affligge per la sua posterità? / Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, / per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. / Gli si diede sepoltura con gli empi, / con il ricco fu il suo tumulo, / sebbene non avesse commesso violenza / né vi fosse inganno nella sua bocca. / Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. / Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, / vedrà una discendenza, vivrà a lungo, / si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. / Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce / e si sazierà della sua conoscenza; / il giusto mio servo giustificherà molti, / egli si addosserà le loro iniquità. / Perciò io gli darò in premio le moltitudini, / dei potenti egli farà bottino, / perché ha spogliato se stesso fino alla morte / ed è stato annoverato fra gli empi, / mentre egli portava il peccato di molti / e intercedeva per i colpevoli».             

SALMO
Sal 87 (88)

             ®   Signore, in te mi rifugio.

Signore, Dio della mia salvezza,
davanti a te grido giorno e notte.
Giunga fino a te la mia preghiera,
tendi l’orecchio alla mia supplica. ®

Io sono sazio di sventure,
la mia vita è sull’orlo degli inferi.
Sono annoverato fra quelli che scendono nella fossa,
sono come un uomo ormai senza forze.
Sono libero, ma tra i morti. ®

Hai allontanato da me i miei compagni,
mi hai reso per loro un orrore.
Sono prigioniero senza scampo,
si consumano i miei occhi nel patire.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani. ®

EPISTOLA
Lettera agli Ebrei 12,1b-3

Fratelli, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo.       

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 11, 55 – 12, 11

In quel tempo. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

Entriamo nella Settimana Santa ambrosiana con i decisi toni della passione, non della festa.

In particolare il 4° carme del servo, tratto dal profeta Isaia ai capitoli 52-53, ci descrive profeticamente la vicenda del servo di Dio che, fin dall’inizio, i Padre della Chiesa hanno riconosciuto come Gesù, il Salvatore Messia e Signore.

Seguendo il testo ci accorgiamo subito come la riuscita di questo servo di Dio sia sotto il segno contrario rispetto al criterio della riuscita che ha il mondo: solamente le continue prove, quelle prove che addirittura cambiano la fisionomia del suo volto, tanto da renderlo irriconoscibile e nemmeno guardabile, portano al trionfo e alla riuscita della sua missione di salvezza. L’inizio e la fine del brano parlano di innalzamento, riuscita, glorificazione, successo, vittoria sui nemici: ma quello che importa è il cammino e il compimento che troviamo tra questi due estremi. Egli è l’uomo dei dolori che ben conosce la sofferenza, egli è l’uomo disprezzato e reietto, egli è l’uomo davanti al quale ci si volta dall’altra parte, egli è l’uomo grazie al quale siamo guariti… questo linguaggio duro a sentirsi, ma forse davanti al quale noi ci siamo abituati, è la chiave di lettura per comprendere il mistero della passione, morte e risurrezione del Figlio dell’uomo, del servo di Dio obbediente. Anche la chiusura del canto è significativa: “Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce / e si sazierà della sua conoscenza; / il giusto mio servo giustificherà molti, / egli si addosserà le loro iniquità. / Perciò io gli darò in premio le moltitudini, / dei potenti egli farà bottino, / perché ha spogliato se stesso fino alla morte / ed è stato annoverato fra gli empi, / mentre egli portava il peccato di molti / e intercedeva per i colpevoli». Ci troviamo di fronte a parole che vedono il loro compimento pieno nella vicenda di Gesù di Nazareth, proprio quel Gesù che noi invochiamo come Signore e Messia, proprio quel Gesù che ha dato la vita non per i giusti, ma per i peccatori.

La lettera agli Ebrei riprende proprio questo ultimo elemento, l’elemento del sacrificio cruento per i peccatori; e ci indica cosa dobbiamo fare per comprenderne pienamente la portata per la nostra vita. “Avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù“: riconoscere il nostro peccato, deporre il peso della nostra colpa e di tutto ciò che è di ostacolo alla nostra vita piena ai piedi della croce è il passo necessario per riguardare a Gesù e avere la capacità di tenere lo sguardo fisso su di Lui. Solo questo atto di umiltà, oserei dire quasi di sottomissione, ci può aiutare a purificare la nostra fede, la nostra vita e così continuare il nostro cammino di discepoli dell’Uomo della Croce, l’unica vera roccia della nostra salvezza, tanto scandalosa per il mondo ma tanto necessaria per noi.

L’unzione di Betania apre questi giorni con il racconto della cena a casa di Marta, Lazzaro e Maria, una cena pre-pasquale durante la quale viene compiuto un nuovo gesto profetico, l’unzione dei piedi di Gesù da parte di Maria con l’olio profumato di vero nardo, assai prezioso. Noi sappiamo che questo gesto prefigura la morte e la sepoltura di Gesù, ma ciò che qui è importante è che questo profumo, che riempie la casa, è quello che copre definitivamente l’odore della morte, quell’odore che attanaglia il cuore di ogni uomo e di ogni donna e che assedia la vita di ciascuno. Il Maestro non ha avuto dubbi sul fatto di dover affrontare anche questa battaglia, anche questa lotta: la lotta con la tentazione della salvezza a basso prezzo, scegliendo però la salvezza a caro prezzo con un costo altissimo. I discepoli di allora non hanno capito tutto questo, e noi rischiamo di “fare la stessa fine”: chiediamo allora, in questi giorni, il dono di fissare lo sguardo su Gesù, l’Uomo dei dolori, deponendo ai suoi piedi tutto ciò che è di peso e i nostri peccati, per avere un cuore e un’animo pronto a comprendere sempre più e sempre meglio il mistero della sua passione.

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