Omelia nella Domenica delle Palme 9 aprile 2017 (Messa del giorno, rito ambrosiano)
Settimana Autentica
9.04.2017
DOMENICA DELLE PALME NELLA PASSIONE DEL SIGNORE
LETTURA
Lettura del profeta Isaia 52, 13 – 53, 12
Così dice il Signore Dio: / «Ecco, il mio servo avrà successo, / sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. / Come molti si stupirono di lui / – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto / e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, / così si meraviglieranno di lui molte nazioni; / i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, / poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato / e comprenderanno ciò che mai avevano udito. / Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? / A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? / È cresciuto come un virgulto davanti a lui / e come una radice in terra arida. / Non ha apparenza né bellezza / per attirare i nostri sguardi, / non splendore per poterci piacere. / Disprezzato e reietto dagli uomini, / uomo dei dolori che ben conosce il patire, / come uno davanti al quale ci si copre la faccia; / era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. / Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, / si è addossato i nostri dolori; / e noi lo giudicavamo castigato, / percosso da Dio e umiliato. / Egli è stato trafitto per le nostre colpe, / schiacciato per le nostre iniquità. / Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; / per le sue piaghe noi siamo stati guariti. / Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, / ognuno di noi seguiva la sua strada; / il Signore fece ricadere su di lui / l’iniquità di noi tutti. / Maltrattato, si lasciò umiliare / e non aprì la sua bocca; / era come agnello condotto al macello, / come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, / e non aprì la sua bocca. / Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; / chi si affligge per la sua posterità? / Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, / per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. / Gli si diede sepoltura con gli empi, / con il ricco fu il suo tumulo, / sebbene non avesse commesso violenza / né vi fosse inganno nella sua bocca. / Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. / Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, / vedrà una discendenza, vivrà a lungo, / si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. / Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce / e si sazierà della sua conoscenza; / il giusto mio servo giustificherà molti, / egli si addosserà le loro iniquità. / Perciò io gli darò in premio le moltitudini, / dei potenti egli farà bottino, / perché ha spogliato se stesso fino alla morte / ed è stato annoverato fra gli empi, / mentre egli portava il peccato di molti / e intercedeva per i colpevoli».
SALMO
Sal 87 (88)
® Signore, in te mi rifugio.
Signore, Dio della mia salvezza,
davanti a te grido giorno e notte.
Giunga fino a te la mia preghiera,
tendi l’orecchio alla mia supplica. ®
Io sono sazio di sventure,
la mia vita è sull’orlo degli inferi.
Sono annoverato fra quelli che scendono nella fossa,
sono come un uomo ormai senza forze.
Sono libero, ma tra i morti. ®
Hai allontanato da me i miei compagni,
mi hai reso per loro un orrore.
Sono prigioniero senza scampo,
si consumano i miei occhi nel patire.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani. ®
EPISTOLA
Lettera agli Ebrei 12,1b-3
Fratelli, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo.
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 11, 55 – 12, 11
In quel tempo. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo. Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Di fronte alla prima delle letture ascoltate, che riascolteremo più o meno uguale nella celebrazione della passione e morte di Gesù nel Venerdì santo, rimaniamo ancora una volta stupiti: quante delle cose dette si sono avverate nella vita di Gesù? Come si fa a dubitare che proprio lui fosse il Messia tanto atteso? Eppure, è quello che è successo: chi era, in teoria, pronto a riconoscere l’uomo dei dolori che ben conosce il patire come l’inviato di Dio ha letteralmente avuto timore di riconoscerlo. Eh, sì! Perché la sua testimonianza, agli occhi del mondo e secondo un giudizio mondano, è veramente scandalosa: la frase “Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori” ci risulta misteriosa e in conflitto con l’immagine di un Dio buono e misericordioso… Eppure è stato molto proprio così: chi non ha mai pensato almeno una volta: “Ma Gesù doveva soffire così tanto? Non sarebbe stato tutto più semplice se il Padre lo avesse salvato con un atto potente, palese, sbalorditivo?”. Entriamo qui nella logica di Dio che, per noi, è difficile da comprendere fino in fondo.
Noi siamo più abituati a cercare i segni della Sua Presenza, i segni che confermano la nostra fede e ci fanno ben sperare che il nostro Dio sia proprio quello vero, onnipotente e misericordioso. Eppure la lettera agli Ebrei ci suggerisce l’atteggiamento da tenere in questi giorni santi: tenere fisso lo sguardo su Gesù. E allora la domanda che possiamo farci è: davvero conosco a sufficienza Gesù? Comprendo il suo messaggio e la sua missione? Per rispondere a questa domanda non possiamo appellarci solamente a ciò che ci ricordiamo della catechesi imparata tanti o pochi anni fa: dobbiamo andare alla nostra esperienza di ascolto del Vangelo, di frequentazione della Chiesa nella celebrazione eucaristica, del nostro personale cammino di fede e di conversione. Credo che ciascuno di noi abbia bisogno di riprendere seriamente a seguire Gesù nei misteri centrali della sua vita: per questo i prossimi giorni abbiamo l’occasione di fissare lo sguardo su Gesù e imparare, ancora una volta, chi è per noi.
Prima di entrare a Gerusalemme, il Maestro ha avuto bisogno di fermarsi per qualche tempo in un luogo a lui caro: Betania e, più precisamente, la casa degli amici Lazzaro, Maria e Marta. Lì ha respirato amicizia, affetto e fiducia: quell’olio profumato e prezioso che ha riempito la casa possiamo vederlo come la fede che ha sostenuto quella famiglia nei momenti difficili della morte di Lazzaro ed è stata la base per la quale Gesù ha potuto compiere quell’ultimo prodigio. Oggi porteremo nelle nostre case l’ulivo benedetto che non è un portafortuna ma è segno che noi accogliamo Gesù come Messia per la nostra vita, portatore di fede, speranza e carità: entrando in casa nostra, con l’ulivo benedetto, dobbiamo chiederci se in essa c’è la stessa fede della casa di Betania. Solamente così noi potremo dire: “Sì, il Maestro verrà alla festa, alla festa di Pasqua e ci donerà ciò di cui abbiamo più bisogno e che solo Lui conosce!”.
Concludo con alcune parole illuminanti del Card. Giacomo Biffi, di origini ambrosiane e armi escono di Bologna per tanti anni:
Entrando nella Città Santa, Gesù si è messo volontariamente nelle mani dei suoi nemici. Oggi egli corre il pericolo di un’altra disavventura.
Molti lo esaltano e dicono di stare con lui; ma poi gli cambiano le parole in bocca e gli fanno dire quello che vogliono loro. Quante volte veniamo a sapere di gente, magari anche colta e famosa, che impavidamente dichiara: “Secondo me, Cristo ha detto così; secondo me Cristo ha fatto cosà”; senza nemmeno prendersi la briga di controllare sui testi e sui dati storici. Ma il Vangelo non è un “secondo me”: è un “secondo lui”.
(Card. Giacomo Biffi, Discorso ai Giovani, Domenica delle Palme 1999)
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