Omelia nella Domenica 11 giugno 2017 della Santissima Trinità (anno A), rito ambrosiano
LETTURA
Lettura del libro dell’Esodo 3, 1-15
In quei giorni. Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti dall’Egitto?». Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte».
Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».
SALMO
Sal 67 (68)
® Cantate a Dio, inneggiate al suo nome.
O Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
tremò la terra, i cieli stillarono
davanti a Dio, quello del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele. ®
Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva;
al Signore Dio appartengono
le porte della morte. ®
Verranno i grandi dall’Egitto,
l’Etiopia tenderà le mani a Dio.
Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore.
Riconoscete a Dio la sua potenza. ®
EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8, 14-17
Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 16, 12-15
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Mistero: di fronte alla solennità della Trinità ci viene spontaneo pensare a questa parola. Ma mentre per il mondo mistero significa definire qualcosa che non si conosce e non si capisce, per l’uomo della Bibbia, per il “credente pensante” (come amava definirsi il Cardinale Carlo maria Martini) il mistero invece è qualcosa che piano piani viene rivelato. Per noi cristiani, alla fine, è Dio che si rivela, si fa conoscere, ci viene incontro.
La lettura dell’Esodo ci pone di fronte al mistero di Dio che si rivela a Mosè chiamandolo per nome e affidandogli un compito. “Io Sono” è ciò che Dio dice di se stesso; “Ho osservato la miseria del mio popolo” è ciò che rivela l’attenzione di Dio nei confronti degli uomini; “Io ti mando dal faraone” è ciò che affida all’uomo, fatto di insicurezze e di paure, per compiere la missione, la rivelazione. Dunque: Dio c’è (e stiamo pur tranquilli che non siamo noi e nemmeno nessun superpotente sulla terra!), Dio ha presente la nostra situazione (non fa finta di niente), Dio chiama per nome non per merito ma per decisione sua (e questo è un mistero).
Paolo ai Romani ci aiuta a comprendere chi è lo Spirito, la “terza persona della Trinità” e, soprattutto, ci aiuta a comprendere come agisce in noi, come possiamo riconoscerlo. Figli, liberi, eredi, partecipi della sofferenza di Gesù ma anche della sua gloria. Insomma, l’Apostolo ci ricorda che noi siamo costituiti persona, abbiamo una dignità proprio perché abitati dallo Spirito che rende le nostre membra, la nostra vita capace di dare del “tu” a Dio chiamandolo Padre e riconoscerci fratelli, riconoscendo che nella Chiesa è importante il “noi” più dell’io.
Infine Gesù rincuora la nostra attesa. Egli conosce bene la volontà del Padre, l’ha vissuta in pienezza nella sua stessa vita e così può parlarne a noi e rivelarci il “mistero” della sua volontà. Dunque sempre lo Spirito di unità, quello Spirito che è amore tra Padre e Figlio è capace di condurci fin dentro il mistero e il compimento del disegno di Dio per ciascuno di noi: sta a noi lasciarci condurre per mano ed essere pronti a seguirlo fidandoci per davvero.
Prendo a prestito le parole di un saggio prete che ho conosciuto per concludere questa riflessione: “Tutto è stato rivelato e lo Spirito Santo non aggiungerà nulla “perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future” (v 16,13): Eppure il compito dello Spirito continuerà l’azione di Cristo poiché la rende presente, in modo nuovo, anche se, a volte, è difficile intravederla. Ma lo Spirito ci aprirà gli occhi. E lo farà, accompagnando via via nella storia ciò che accade: i fatti, gli avvenimenti, le scelte. Il bene e il male, l’eroismo e la vigliaccheria, di cui è impastata la fragilità dell’uomo, saranno richiami per capire meglio, per scoprire le parole di Gesù, per maturare, insieme con il mondo, il cammino della sua comunità. Ma saranno aiutati dallo Spirito poiché sorgeranno sempre interrogativi e lamenti, lacerazioni e attese. La Chiesa dovrà sentirsi, dentro questo crogiuolo, come testimone, portatrice umile e coraggiosa di speranza che lo Spirito sosterrà, aiutando a interpretare i tempi,.
Perciò la Trinità si presenta:
– come il Padre che ha misericordia di fronte a tutti gli schiavi del mondo;
– come presenza liberante di Gesù, fratello di tutti, che vuole ricordare nel nostro mondo la dignità di ogni uomo e donna come figli di Dio;
– come Spirito, fermento nella storia per maturare il nostro cammino di speranza”. (don Raffaello Ciccone)
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