Omelia nel giorno di Natale (rito ambrosiano) 25/12/18

NATALE DEL SIGNORE

Solennità del Signore con ottava 

Messa nel giorno

 

Lettura
Lettura del profeta Isaia 8, 23b-9, 6a

In passato il Signore Dio umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.
Il popolo che camminava nelle tenebre / ha visto una grande luce; / su coloro che abitavano in terra tenebrosa / una luce rifulse. / Hai moltiplicato la gioia, / hai aumentato la letizia. / Gioiscono davanti a te / come si gioisce quando si miete / e come si esulta quando si divide la preda. / Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, / la sbarra sulle sue spalle, / e il bastone del suo aguzzino, / come nel giorno di Madian. / Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando / e ogni mantello intriso di sangue / saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi, / ci è stato dato un figlio. / Sulle sue spalle è il potere / e il suo nome sarà: / Consigliere mirabile, Dio potente, / Padre per sempre, Principe della pace. / Grande sarà il suo potere / e la pace non avrà fine / sul trono di Davide e sul suo regno, / che egli viene a consolidare e rafforzare / con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.

 

Salmo
Sal 95 (96)

    ®   Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. ®

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta. ®

Acclamino davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli. ®

 

Epistola
Lettera agli Ebrei 1, 1-8a

Fratelli, Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: / «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»?
E ancora: «Io sarò per lui padre / ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».
Mentre degli angeli dice: «Egli fa i suoi angeli simili al vento, / e i suoi ministri come fiamma di fuoco», / al Figlio invece dice: «Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli».

 

Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 1-14

In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli / e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

 

Buon Natale di Gesù! Come cristiani è bene aggiungere sempre il complemento di specificazione al “buon Natale”! E’ il compito che mi do e che vi consegno in questo giorno natalizio!

Ci troviamo di fronte al mistero di Dio: lo contempliamo con gli occhi della fede, ma soprattutto ci facciamo aiutare dalla Scrittura che oggi la Chiesa, come madre e maestra, ci propone.

La solennità del brano del profeta Isaia introduce la liturgia della Parola. “Il popolo che camminava nelle tenebre / ha visto una grande luce; / su coloro che abitavano in terra tenebrosa / una luce rifulse. / Hai moltiplicato la gioia, / hai aumentato la letizia”. I due temi fondamentali e tipici sono la luce che splende nelle tenebre e la gioia e la letizia che sono aumentate, moltiplicate. Le parole profetiche annunciano la nascita di un bimbo come figlio dato per tutti: questo bimbo che nasce ha la grande responsabilità di essere messia di pace, di diritto e di giustizia. Il compimento della promessa divina passa dal cielo alla terra e così proprio la nascita, la nuova speranza per una vita nuova diventa lo spartiacque tra un prima e un dopo, tra le tenebre e la luce, tra la guerra e la pace, tra l’iniquità e la giustizia. Il messia viene proprio con questa intenzione: rivelare Dio e portare nel mondo gioia, pace, diritto e giustizia.

Ma questa nascita non porta solamente in se stessa in compimento delle promesse di gioia, pace, diritto e giustizia; ci introduce nel mistero di Dio e nel suo cuore di Padre. E’ proprio questo che il brano della lettera agli Ebrei cerca di esprimere andando a “pescare” proprio nelle Sacre Scritture: proprio da esse ricaviamo che la natura di questo bimbo è divina e che è Figlio redentore del Padre creatore. Ci potrebbero sembrare titoli troppo “altisonanti”, eppure esprimono tutta la ricchezza e la profondità del mistero dell’incarnazione che stiamo celebrando: esso è un mistero inafferrabile completamente, è un mistero che ci salva e che da senso e significato alla nostra esistenza.

La narrazione della nascita di Gesù secondo il Vangelo di Luca ci consegna il contesto e le coordinate anche storiche di questo evento. Ma quello che ci stupisce, e dovremmo ogni volta tornare a stupircene, è che questo annuncio di gioia e di luce è dato a chi, quella notte, vegliava sul gregge, quasi profezia consegnata a quei pastori cui farà riferimento Gesù stesso quando si definirà “buon pastore”. E proprio ad essi Dio, il Padre, attraverso i suoi angeli ripete la stessa parola che dice da sempre all’uomo: “Non temete!”. Solamente chi veglia e chi è “occupato” a farlo svolgendo il proprio dovere di uomo e di cristiano è capace di cogliere l’invito ad andare, a partire incoraggiato dalla protezione divina e a riconoscere la nascita di un bimbo come la vera novità che viene a salvare e a dare nuova speranza.

Che il bambino nato per noi, Cristo Gesù, ci aiuti a comprendere come la nostra vita sia già benedetta e redenta dalla sua Presenza e noi possiamo custodire questa certezza.

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