Omelia I Domenica dopo la Dedicazione (A), 22 ottobre 2017

Domenica I dopo la Dedicazione – ‘Il mandato missionario’

LETTURA

Lettura degli Atti degli Apostoli 10, 34-48a

In quei giorni. Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti. Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome». Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo.

 

SALMO

Sal 95 (96)

® Annunciate a tutti i popoli le opere di Dio.

Cantate al Signore un canto nuovo,

cantate al Signore, uomini di tutta la terra.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

In mezzo alle genti narrate la sua gloria,

a tutti i popoli dite le sue meraviglie. ®

Date al Signore, o famiglie dei popoli,

date al Signore gloria e potenza,

date al Signore la gloria del suo nome. ®

Portate offerte ed entrate nei suoi atri,

prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

Tremi davanti a lui tutta la terra.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».

Egli giudica i popoli con rettitudine. ®

 

EPISTOLA

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1, 17b-2

Fratelli, Cristo mi ha mandato ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: / «Distruggerò la sapienza dei sapienti / e annullerò l’intelligenza degli intelligenti». Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio.

 

VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Luca 24, 44-49a

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso».

 

“Chi sono io per giudicare?”: la frase di Papa Francesco, pronunciata sul volo di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro del 2013, può essere presa come commento e confronto con l’esperienza che fa Pietro, il “primo papa”, nel Concilio di Gerusalemme, Dice infatti Pietro: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?»; così, insieme alla comunità, il capo della Chiesa sancisce l’apertura del messaggio evangelico anche a chi non ha ricevuto il segno dell’appartenenza all’Alleanza, cioè ai non circoncisi. Nella domenica che vive la Giornata Mondiale delle Missioni questa lettura è segno potente e concreto che conferma il mandato missionario universale dato da Gesù ad ogni discepolo, e questo mandato deve essere vissuto in piena comunione con lo Spirito che, per vie misteriose, è capace di donare il giusto sguardo, il giusto giudizio sulla nostra vita e sulla vita del mondo, senza mai escludere nessuno.

La parola di Paolo ci ricorda, poi, che questo annuncio è sotto il segno della croce. All’epoca era considerato scandaloso sia dal popolo eletto che dai pagani che un Dio potesse andare sulla croce o permettere al proprio Figlio di morire così, inerme e impotente. Oggi siamo meno scandalizzati dalla croce che un tempo… In realtà dobbiamo guardare alla croce con occhi diversi, con occhi capaci di guardare oltre: “ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio”. Cosa significa per me che Cristo crocifisso è potenza di Dio e sapienza di Dio? La potenza di un amore che resiste, per amore, anche nel dolore innocente; la sapienza di una testimonianza che è capace di condividere il dolore e la fatica (“La bellezza che salverà il mondo sarà l’amore che condivide il dolore”, diceva il Card. Carlo maria Martini).

Come possiamo allora noi essere missionari e testimoni? Gesù ce lo dice chiaramente nel brano di oggi. Anzitutto dobbiamo fare i conti con la “scomodità” della sua passione, morte e risurrezione; in secondo luogo dobbiamo guardare alla nostra vita come un continuo cammino di conversione per il perdono dei peccati; in terzo luogo dobbiamo continuamente esercitarci e rimanere in questo cammino duro ma efficace di apertura allo sguardo paterno di Dio. Solo così potremo guadagnare noi stessi e le persone che incontreremo ad un’autentica testimonianza cristiana.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.