Omelia della VI Domenica di Pasqua (B, rito ambrosiano) 7/5/18
VI DOMENICA DI PASQUA
LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 26, 1-23
In quei giorni. Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa». Allora Paolo, fatto cenno con la mano, si difese così: «Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi difendere oggi da tutto ciò di cui vengo accusato dai Giudei, davanti a te, che conosci a perfezione tutte le usanze e le questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza. La mia vita, fin dalla giovinezza, vissuta sempre tra i miei connazionali e a Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei; essi sanno pure da tempo, se vogliono darne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto secondo la setta più rigida della nostra religione. E ora sto qui sotto processo a motivo della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri, e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. A motivo di questa speranza, o re, sono ora accusato dai Giudei! Perché fra voi è considerato incredibile che Dio risusciti i morti?
Eppure anche io ritenni mio dovere compiere molte cose ostili contro il nome di Gesù il Nazareno. Così ho fatto a Gerusalemme: molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con il potere avuto dai capi dei sacerdoti e, quando venivano messi a morte, anche io ho dato il mio voto. In tutte le sinagoghe cercavo spesso di costringerli con le torture a bestemmiare e, nel colmo del mio furore contro di loro, davo loro la caccia perfino nelle città straniere.
In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con il potere e l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti, verso mezzogiorno vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. Tutti cademmo a terra e io udii una voce che mi diceva in lingua ebraica: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti? È duro per te rivoltarti contro il pungolo”. E io dissi: “Chi sei, o Signore?”. E il Signore rispose: “Io sono Gesù, che tu perséguiti. Ma ora àlzati e sta’ in piedi; io ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto di me e di quelle per cui ti apparirò. Ti libererò dal popolo e dalle nazioni, a cui ti mando per aprire i loro occhi, perché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ottengano il perdono dei peccati e l’eredità, in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me”.
Perciò, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste, ma, prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di pentirsi e di convertirsi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione. Per queste cose i Giudei, mentre ero nel tempio, mi presero e tentavano di uccidermi. Ma, con l’aiuto di Dio, fino a questo giorno, sto qui a testimoniare agli umili e ai grandi, null’altro affermando se non quello che i Profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere, che cioè il Cristo avrebbe dovuto soffrire e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunciato la luce al popolo e alle genti».
SALMO
Sal 21 (22)
® A te la mia lode, Signore, nell’assemblea dei fratelli.
oppure
® Alleluia, alleluia, alleluia.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe.
Scioglierò i miei voti
davanti ai suoi fedeli.
Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra.®
Davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.
A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.®
Io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!». ®
EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 3-11
Fratelli, a voi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè / che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture / e che fu sepolto / e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture / e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 15, 26 – 16, 4
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto. / Non ve l’ho detto dal principio, perché ero con voi».
Paolo sa bene chi è il Signore e la testimonianza della sua chiamata alla conversione ci fa entrare nel mistero del cuore misericordioso del Padre e nella sua libera decisione di perdonare e di amare. Tra l’altro Paolo è chiamato ad un cambiamento radicale che lo porterà alla gloria del martirio seguendo le orme e il cammino del Maestro. Dio Padre, attraverso Gesù e il suo Spirito, non chiamano Paolo ad una vita di penitenza e di punizione, ad una vita di “purgatorio” o di purificazione prima di affidargli il delicato compito di evangelizzatore e di affidargli il titolo di apostolo: l’ha preso così come egli è e gli ha letteralmente aperto gli occhi, chiamandolo ad una vita diversa, donata completamente e pronta a riconoscere la grande opera di Dio a partire da se stesso. La risurrezione assume per Paolo un significato ancora più pregnante perché non solo ha visto Gesù risorto ma ha partecipato alla sua stessa risurrezione, come ben vediamo nella sua vita.
Ma Paolo ci descrive l’opera di Dio in suo favore parlando di chiamata e di dono della grazia divina: la vocazione è sempre un dono divino, un chiamare alla vita nuova che per il tredicesimo apostolo ha comportato un arrendersi al lavoro di Dio su di lui attraverso la grazia che, nel suo caso, non è stata vana. Ma c’è di più, perché Paolo di quest’opera della grazia (che ricordo essere dono a volte invisibile del Padre che viene in aiuto e soccorso ad ognuno dei suoi figli) sottolinea il fatto che è essa stessa ad aver fatto e a fare la fatica maggiore: ” Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me”. Compito del discepolo, così come dell’apostolo, è quello di lasciare spazio al dono di Dio, lasciare spazio a Dio stesso, arrendersi alla sua volontà di bene perché la fede diventa un affidamento totale a Lui.
In tutto questo Gesù ci ricorda che l’opera fondamentale la svolge lo Spirito santo: è detto anche consolatore e difensore. Consolatore: quanti di noi non hanno mai sentito il bisogno di sentirsi accolti, sostenuti, perdonati ed amati? Ecco che lo Spirito consolatore sorregge la nostra fragilità e viene in soccorso alla nostra debolezza. Difensore: quanti di noi non sono tentati? Ecco che il difensore è capace di “mettersi in mezzo” e aiutarci a resistere al male, in tutte le sue forme, anche quelle più dolorose della persecuzione per il solo fatto di essere cristiani.
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