Omelia della VI Domenica dopo Pentecoste (C), rito ambrosiano 21/7/19

VI DOMENICA DOPO PENTECOSTE anno C

LETTURA Es 24, 3-18
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!». Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!». Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani d’Israele. Essi videro il Dio d’Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffìro, limpido come il cielo. Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero. Il Signore disse a Mosè: «Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli». Mosè si mosse con Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio. Agli anziani aveva detto: «Restate qui ad aspettarci, fin quando torneremo da voi; ecco, avete con voi Aronne e Cur: chiunque avrà una questione si rivolgerà a loro».
Mosè salì dunque sul monte e la nube coprì il monte. La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. La gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna. Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti.

SALMO Sal 49 (50)
Ascoltate oggi la voce del Signore.

Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
Da Sion, bellezza perfetta,
Dio risplende. R

Viene il nostro Dio e non sta in silenzio;
davanti a lui un fuoco divorante,
intorno a lui si scatena la tempesta.
Convoca il cielo dall’alto
e la terra per giudicare il suo popolo. R

«Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio».
I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica. R

EPISTOLA Eb 8, 6-13a
Lettera agli Ebrei
Fratelli, Gesù ha avuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l’alleanza di cui è mediatore, perché è fondata su migliori promesse. Se la prima alleanza infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un’altra. Dio infatti, biasimando il suo popolo, dice: «Ecco: vengono giorni, dice il Signore, quando io concluderò un’alleanza nuova con la casa d’Israele e con la casa di Giuda. Non sarà come l’alleanza che feci con i loro padri, nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto; poiché essi non rimasero fedeli alla mia alleanza, anch’io non ebbi più cura di loro, dice il Signore. E questa è l’alleanza che io stipulerò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori; sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello, dicendo: “Conosci il Signore!”. Tutti infatti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro. Perché io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati». Dicendo alleanza nuova, Dio ha dichiarato antica la prima.

VANGELO Gv 19, 30-35
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.

Con Mosè, che stipula l’alleanza tra Dio e il popolo suggellandola con il sangue dei sacrifici, salgono sul monte per l’incontro con l’Altissimo altre persone che, con Lui, diventano testimoni della conferma dell’impegno del popolo ad osservare i decreti e le leggi divine. Ma Mosè, alla fine di questo processo di approvazione, sale ancora di più nell’intimità dell’incontro con il Signore: l’esperienza del rapporto tra creatura e Creatore passa attraverso questo essere “a tu per tu” che è necessario e che verrà compiuto con l’opera di Gesù.
Proprio la lettera agli Ebrei ci ricorda il compimento dell’alleanza nella missione di Gesù in quanto figlio di Dio e Dio stesso, in quanto vero uomo, in quanto sacerdote e vittima: racchiudendo in sé tutto questo noi lo possiamo invocare come Signore e Salvatore e possiamo, attraverso di Lui, arrivare al Padre e al mistero di Dio. La fede dunque è credere a Gesù e, soprattutto, credere in Lui maturando una fiducia che ci permette di sapere e sentire che possiamo essere in buone mani.
Infine il Vangelo ci ricorda una delle sette parole di Gesù in croce, quella riferita dall’evangelista Giovanni. “È compiuto”: noi sappiamo che l’ora di Gesù, l’ora della gloria per il quarto Vangelo è l’ora della croce, del sacrificio supremo. Imparare a leggere così anche la nostra storia, la nostra vita e la vita della Chiesa significa entrare nel mistero di Gesù che regna dalla croce: quel trono scomodo, doloroso ma necessario per mostrare di quale amore è capace la Trinità è il segno per eccellenza della nostra fede. E allora anche “fare il segno della croce” ci ricorda che sforzarsi di passare per la porta stretta significa anche mettere in conto la croce nella e della nostra vita, ricordandoci ancora di più e ancora meglio che proprio in essa si compie il nostro essere figli e fratelli, la nostra vocazione cristiana, con la certezza che il nostro compimento, faticoso, è già compreso e assunto dal compimento di Gesù: siamo già salvo per Lui, non ci resta che arrenderci e crederci davvero.

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