Omelia della IV Domenica di Pasqua A 7 maggio 2017 rito ambrosiano

7.05.2017

IV DOMENICA DI PASQUA

 

LETTURA

Lettura degli Atti degli Apostoli 6, 1-7

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.

E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.

 

SALMO

Sal 134 (135)

®  Benedite il Signore, voi tutti suoi servi.

oppure

® Alleluia, alleluia, alleluia.

Lodate il nome del Signore,

lodatelo, servi del Signore,

voi che state nella casa del Signore,

negli atri della casa del nostro Dio.

Il Signore si è scelto Giacobbe,

Israele come sua proprietà. ®

Lodate il Signore, perché il Signore è buono;

cantate inni al suo nome, perché è amabile.

Signore, il tuo nome è per sempre;

Signore, il tuo ricordo di generazione in generazione.

Sì, il Signore fa giustizia al suo popolo

e dei suoi servi ha compassione. ®

Benedici il Signore, casa d’Israele;

benedici il Signore, casa di Aronne;

benedici il Signore, casa di Levi;

voi che temete il Signore, benedite il Signore.

Da Sion, benedetto il Signore,

che abita in Gerusalemme! ®

 

EPISTOLA

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 10, 11-15

Fratelli, dice la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».

Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!».

 

VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 10, 11-18

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai farisei: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo.

Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

 

Il libro degli Atti degli Apostoli è molto interessante perché ci fa vedere come concretamente la comunità cristiana si sviluppa e si organizza in base alla realtà e ai bisogni della realtà che incontra. Nel caso dell’episodio raccontato c’è una carenza nel servizio della carità verso una categoria di persone (delle vedove) e la risposta è di destinare alcuni diaconi, uomini provati per fede e per vita, a tale servizio: l’importante, si legge nel testo, è che non venga mano la preghiera e il servizio alla Parola da parte degli Apostoli. Dunque la base su cui costruire la cura nella comunità di chi si trova nel bisogno non è prima di tutto l’elaborazione di una strategia concreta ma il non venir meno della fonte della carità stessa e della “fantasia della carità”: l’ascolto della Parola, l’esperienza di chi ha vissuto a stretto contatto con Gesù non può che essere questa base su cui costruire tutto il resto.

Dunque credere nel Signore per la salvezza: ce lo dice lo stesso Paolo nel breve brano della sua lettera. Per comprendere se davvero il Signore Gesù, che nel nostro cammino di fede dovremmo mano a mano conoscere sempre di più e sempre meglio (oltre che farci conoscere da Lui sempre di più e sempre meglio), è parte della nostra vita e quindi Salvatore possiamo domandarci: ma il suo messaggio, il suo Vangelo, le sue parole… sono per me fonte di gioia, di consolazione, di verifica personale? Solo così potremo dire, non solo a parole ma con il cuore, che Gesù è il Signore per la nostra vita. La sua Parola, la sua Presenza diventano per noi non fonte di ansia e di tristezza, ma fonte di gioia, pace, sostegno…

Il Vangelo di Giovanni è in vangelo delle “definizioni di Gesù”: oggi ci ricorda che Lui per ciascuno di noi è il buon Pastore che si prende cura di noi, si fa conoscere (come noi siamo conosciuti da Lui) e dona la sua stessa vita per noi. Questo lo sappiamo bene ma… quanto sentiamo vero tutto questo? Ogni tanto è bene fare una verifica nella nostra esperienza di vita se questo Gesù è parte di noi, rispondendo semplicemente a questa domanda: quando è stata l’ultima volta che ho sentito la presenza o lo sguardo di Gesù buon Pastore nella mia vita? Può essere nel ricevere il perdono dei peccati, può essere nella preghiera, può essere nel dialogo con qualcuno, in un gesto di carità compiuto o ricevuto… l’importante è sentire che quello sguardo buono, quella Presenza viva mi ha fatto bene, mi ha risollevato, mi ha dato motivo di nuova speranza.

Una bella preghiera di Papa Luciani che esprime tutto questo: “O Signore, stammi sempre vicino, tieni la tua mano sul mio capo, ma fa’ che anch’io tenga il capo sotto la Tua mano, prendimi come sono, con i miei difetti, i miei peccati, ma fammi diventare come Tu desideri e come anch’io desidero”.

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