Omelia della IV Domenica dopo Pasqua (rito ambrosiano) 3/5/2020
Omelia della IV Domenica dopo Pasqua (rito ambrosiano)
3/5/2020, Ospitaletto di Cormano – Festa Patronale (ai tempi del Covid-19)
(At 6, 1-7; Sal 134; Rom 10, 11-15; Gv 10, 11-18)
L’annuncio della Parola e il servizio alle mense sono due pilastri principali delle comunità cristiane delle origini: il racconto dell’esperienza di fede degli Apostoli, della sequela di Gesù è principio e fonte di ogni chiamata alla conversione e di ogni chiamata a credere il Gesù come rivelatore del Padre; ma da questo racconto nasce la carità, il prendersi cura dei più deboli, degli ultimi, dei più indifesi (dice la Bibbia dello straniero, dell’orfano e della vedova). Se si disgiunge la seconda, la carità, dalla prima, l’ascolto della Parola, iniziano i problemi. Così anche nella comunità delle origini la mormorazione sta nel “trascurare il servizio alle mense per un gruppo di vedove”, non tanto nella proclamazione e nell’ascolto della Parola: anche noi a volte siamo tentati di disgiungere queste due dimensioni? Anche noi cediamo alla mormorazione quando le cose non vanno come vorremmo, soprattutto davanti a qualche servizio che ci viene chiesto o che osserviamo? La nostra comunità, la nostra vita di fede è alimentata dall’ascolto della Parola?
«Chiunque crede in lui non sarà deluso»: è una bella affermazione della Scrittura quella citata da Paolo nel brano della lettera ai Romani. Credere nel Signore dunque non è soggetto a delusioni derivanti dalla nostra condizione di vita: se tutto va bene allora il Signore c’è, se qualcosa o tutto non va bene allora il Signore non c’è! La grandezza della fede non si misura a partire dal “risultato”, ma a partire dagli esempi di chi vive la fede perché, a sua volta, qualcuno gli è stato inviato ed ha annunciato con la sua vita la grandezza del Signore. È raro che il Signore si presenti direttamente agli uomini: molte volte la fede passa dalla testimonianza viva delle persone che si incontrano perché le vediamo e le sentiamo inviate, pronte all’annuncio, parlano del loro rapporto con il Signore e con il loro esempio suscitano alla fede. È così anche Per noi?
Conoscere e dare la vita: è un binomio inscindibile quello espresso da Gesù nel Vangelo. Una conoscenza che è reciproca ma che, soprattutto, parte da Gesù che conosce una ad una le pecore che gli sono affidate: conoscere per conoscersi, sapere (e alcune volte sentire) che questa conoscenza porta a riscoprire come Gesù Buon Pastore da la vita per tutti e per ciascuno. Questa realtà la vive Gesù sia con ciascuno di noi che con il Padre: guardiamo a Lui, al suo rapporto di comunione perfetta con il Padre, “rubiamo” il segreto di questa unione per poterlo vivere anche noi, in mezzo a tutto ciò che sperimentiamo, perché saperci e sentirci custoditi, cercati, amati, condotti soprattutto il questo tempo particolare è una vera e propria “garanzia”.
Lascia un commento