Omelia della III Domenica di Avvento B “Le profezie adempiute” 26 novembre 2017
III DOMENICA DI AVVENTO – Le profezie adempiute
Lettura
Lettura del profeta Isaia 51, 1-6
Così dice il Signore Dio: / «Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, / voi che cercate il Signore; / guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, / alla cava da cui siete stati estratti. / Guardate ad Abramo, vostro padre, / a Sara che vi ha partorito; / poiché io chiamai lui solo, / lo benedissi e lo moltiplicai.
Davvero il Signore ha pietà di Sion, / ha pietà di tutte le sue rovine, / rende il suo deserto come l’Eden, / la sua steppa come il giardino del Signore.
Giubilo e gioia saranno in essa, / ringraziamenti e melodie di canto! / Ascoltatemi attenti, o mio popolo; / o mia nazione, porgetemi l’orecchio. / Poiché da me uscirà la legge, / porrò il mio diritto come luce dei popoli. / La mia giustizia è vicina, / si manifesterà la mia salvezza; / le mie braccia governeranno i popoli. / In me spereranno le isole, / avranno fiducia nel mio braccio.
Alzate al cielo i vostri occhi / e guardate la terra di sotto, / poiché i cieli si dissolveranno come fumo, / la terra si logorerà come un vestito / e i suoi abitanti moriranno come larve. / Ma la mia salvezza durerà per sempre, / la mia giustizia non verrà distrutta».
Salmo
Sal 45 (46)
® Nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.
Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare. ®
Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba.
Fremettero le genti, vacillarono i regni;
egli tuonò: si sgretolò la terra. ®
Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra. ®
Epistola
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 2, 14-16a
Fratelli, siano rese grazie a Dio, il quale sempre ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo per quelli che si salvano e per quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita.
Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 5, 33-39
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me».
Il brano del Secondo Isaia “comincia il grande poema della restaurazione di Sion” (Bibbia di Gerusalemme): è una sezione di un brano più ampio nel quale troviamo l’annuncio della liberazione di Gerusalemme e la sua riconquista al popolo e alla fede. Siamo nel periodo della cattività babilonese e dell’ascesa di Ciro (VI secolo a. C.): grazie alla mano di questo potente condottiero, Babilonia è distrutta e Gerusalemme restituita ad Israele. Risuonano le parole antiche della benedizione ai patriarchi e della promessa di una terra da abitare per stabilirvisi e così dare vita ad un popolo nuovo, fedele a Dio perché figlio, luce e faro per le nazioni circostanti grazie al dono del diritto divino. Proprio in questo clima di attesa fiduciosa si inserisce la figura, non ancora esplicita e chiara, del servo del Signore, quel servo tanto descritto nel Primo Isaia e che conosciamo soprattutto come “servo sofferente”: egli chiede attenzione ai popoli e alle nazioni perché ha da consegnare una legge, un diritto, è luce di salvezza, le sue braccia governeranno i popoli… Credere e sperare, nella profezia, sono legati non solo a una condizione personale ma sociale: la fede si manifesta sempre nel vivere insieme, nel mondo.
Per noi l’adempimento delle profezie, l’adempimento delle promesse è proprio come dice il testo della seconda ai Corinzi: partecipare al trionfo di Cristo e spanderne il suo buon profumo nel mondo. Ma quale trionfo di Cristo? Ce lo abbiamo dinnanzi agli occhi: la sua gloria è la croce, una croce che si capisce solo nella misura dell’amore per l’altro, di una vita mai spenta e sempre donata. La salvezza allora sta non nel risparmiare, non le risparmiarsi, ma nel donarsi: noi possiamo essere parte della profezia adempiuta nella misura in cui diventiamo buon profumo di Cristo spendendoci.
Compito del profeta è quello di essere annunciatore della parola di Dio: un messaggio che a volte è di denuncia e altre volte di speranza e di fiducia nel futuro. Anche per Giovanni, l’ultimo dei profeti, è stato così: denuncia di una pratica religiosa vuota e senza vera attesa e speranza, senza ricerca della verità, oppure indicazione chiara e precisa che il Messia viene come Agnello che toglie il peccato del mondo. Lo stesso Gesù parla chiaramente: “le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato”. Le profezie si adempiono in Gesù in maniera singolare e originale perché porta nel mondo la coerenza tra il dire e il fare, tra l’attesa e il compimento, tra il Padre e il Figlio: che cosa possiamo chiedere ancora, come segno, a colui che viene e condivide la nostra vita per poterle dare quella dignità originale che avevano perduto (e perdiamo) ogni volta che cadiamo nella disperazione e nell’immobilismo spirituale?
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