Omelia della II Domenica dopo la Dedicazione del Duomo (B, 4/11/18)
II DOMENICA DOPO LA DEDICAZIONE
La partecipazione delle genti alla salvezza
LETTURA
Lettura del profeta Isaia 56, 3-7
In quei giorni. Isaia disse: / «Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: / “Certo, mi escluderà il Signore dal suo popolo!”. / Non dica l’eunuco: / “Ecco, io sono un albero secco!”. / Poiché così dice il Signore: / “Agli eunuchi che osservano i miei sabati, / preferiscono quello che a me piace / e restano fermi nella mia alleanza, / io concederò nella mia casa / e dentro le mie mura un monumento e un nome / più prezioso che figli e figlie; / darò loro un nome eterno / che non sarà mai cancellato. / Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo / e per amare il nome del Signore, / e per essere suoi servi, / quanti si guardano dal profanare il sabato / e restano fermi nella mia alleanza, / li condurrò sul mio monte santo / e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. / I loro olocausti e i loro sacrifici / saranno graditi sul mio altare, / perché la mia casa si chiamerà / casa di preghiera per tutti i popoli”».
SALMO
Sal 23 (24)
® Il Signore si rivela a chi lo teme.
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito. ®
Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli,
chi non giura con inganno. ®
Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. ®
EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 2, 11-22
Fratelli, ricordatevi che un tempo voi, pagani nella carne, chiamati non circoncisi da quelli che si dicono circoncisi perché resi tali nella carne per mano d’uomo, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace, / colui che di due ha fatto una cosa sola, / abbattendo il muro di separazione che li divideva, / cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. / Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, / per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, / facendo la pace, / e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, / per mezzo della croce, / eliminando in se stesso l’inimicizia. / Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, / e pace a coloro che erano vicini. / Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, / al Padre in un solo Spirito.
Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 14, 1a. 15-24
Un sabato il Signore Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei. Uno dei commensali gli disse: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Il messaggio del terzo Isaia arriva forte e chiaro al popolo eletto: non è la sola nascita in esso che garantisce l’alleanza, non è la sola provenienza dai comuni padri e patriarchi che rende fedeli e giusti, non è solamente la carne è il sangue che garantiscono la protezione di Dio… Anche per l’eunuco, anche per lo straniero c’è la speranza, anzi la certezza di prendere parte al cammino dell’alleanza e della fedeltà di Dio. Sì, proprio a chi è “condannato” ad una vita sterile, senza frutti e senza discendenti, proprio per la fede nel Dio dell’alleanza gli viene assicurata vita e continuità; sì, proprio a chi è considerato fuori dell’alleanza, straniero e non parte “dei nostri”, in virtù della fedeltà e dell’osservanza degli insegnamenti dell’Altissimo può considerarsi parte della promessa, parte del popolo di Dio. È questo vale anche per noi, oggi: nessuno è “maledetto” per sempre nella sua sterilità; nessuno è escluso per sempre da un cammino di fede e di comunione incontro al Dio dell’alleanza.
Paolo ci ricorda che tutto questo, annunciato dai profeti è previsto nel Primo Testamento, si compie grazie all’opera e al sangue versato da Gesù Cristo. Solamente questo fondamento, solamente una fede e una vita radicate in Gesù permettono ad ogni uomo e donna di sentieri si è sapersi parte di un unico corpo vivente, la Chiesa di Gesù nella quale si può trovare comunione, pace, compagnia, e salvezza. Questa fraternità cristiana è solamente un tratto del cammino che accompagna l’esistenza terrena verso la compagnia dei santi e degli angeli: comunitò visibile e comunione dei santi sono legate misteriosamente da invisibili fili che permettono di non perdere mai la strada.
Ancora più radicalmente Gesù annuncia il desiderio del Padre che tutti, ma proprio tutti, giungano alla salvezza e prendano parte alla grande cena del regno di Dio: con la parabola il Maestro rivela, in giorno di sabato nella casa di un fariseo osservante, il cuore di Dio che desidera che nessuno vada perduto perchè la sua casa sia piena e tutti siano costretti ad entrare. A noi suona strano questa espressione, ma ai tempi di Gesù costituiva una grande rivoluzione, la rivoluzione di pensare al centro non pià la tradizione ma Dio stesso con la sua chiamata universale, a tutti, e particolare, personalmente, alla grazia e alla salvezza.
Che cosa dobbiamo fare, dunque? Forse “semplicemente” tenere nel cuore questa certezza: il Padre desidera per me è per ciascun uomo il meglio, cioè la salvezza.
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