Omelia della I Domenica di Quaresima di Rito Ambrosiano (anno C), 10 marzo 2019

DOMENICA ALL’INIZIO DI QUARESIMA – I di Quaresima

 

LETTURA
Lettura del profeta Gioele 2, 12b-18

Così dice il Signore Dio: / «Ritornate a me con tutto il cuore, / con digiuni, con pianti e lamenti. / Laceratevi il cuore e non le vesti, / ritornate al Signore, vostro Dio, / perché egli è misericordioso e pietoso, / lento all’ira, di grande amore, / pronto a ravvedersi riguardo al male». / Chi sa che non cambi e si ravveda / e lasci dietro a sé una benedizione? / Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio. / Suonate il corno in Sion, / proclamate un solenne digiuno, / convocate una riunione sacra. / Radunate il popolo, / indite un’assemblea solenne, / chiamate i vecchi, / riunite i fanciulli, i bambini lattanti; / esca lo sposo dalla sua camera / e la sposa dal suo tàlamo. / Tra il vestibolo e l’altare piangano / i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: / «Perdona, Signore, al tuo popolo / e non esporre la tua eredità al ludibrio / e alla derisione delle genti». / Perché si dovrebbe dire fra i popoli: / «Dov’è il loro Dio?». / Il Signore si mostra geloso per la sua terra / e si muove a compassione del suo popolo.


SALMO

Sal 50 (51)

     ® Rendimi puro, Signore, dal mio peccato.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. ®

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. ®

Ma tu gradisci la sincerità nel mio intimo,
nel segreto del cuore mi insegni la sapienza.
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe. ®


EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 9, 24-27

Fratelli, non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato.


VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Matteo 4, 1-11

In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: / “Non di solo pane vivrà l’uomo, / ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: / “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo / ed essi ti porteranno sulle loro mani / perché il tuo piede non inciampi in una pietra”».
Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: / “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: / “Il Signore, Dio tuo, adorerai: / a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

 

La prima strofa dell’inno ambrosiano per le domeniche del tempo di Quaresima recita così: “Quaresima è tempo santo: dopo Mosè e i profeti anche il Signore del mondo obbedì al rito antico“. Queste parole solo un’ottima introduzione a questo tempo.

Anzitutto perché la Quaresima è davvero un “tempo santo”, non nel senso che tutto il resto del tempo non lo sia, ma perché particolarmente “santificata” dal Signore che è sempre propenso a dare a ciascuno gli aiuti necessari per progredire nelle vita e nella vita di fede; ma è anche tempo santo perché è condotto dallo Spirito, e lo Spirito ci conduce nel deserto, proprio come Gesù: l’unica differenza è che, forse, mentre per Gesù il deserto è una condizione transitoria, per noi molto spesso invece è una situazione permanente, perché nel deserto è più facile essere “tentati” e riconoscere il Tentatore.

Dopo Mosè e i profeti anche il Signore del mondo obbedì al rito antico“: il parallelismo del Signore del mondo, che per noi è Gesù che (ricordiamolo) regna dalla Croce, con Mosè e i profeti ci introduce nella spiegazione del brano evangelico di oggi, proprio quello che noi conosciamo come il “Vangelo delle tentazioni di Gesù”.

Come Mosè, anche Gesù digiuna quaranta giorni e quaranta notti: il primo digiuna e riceve le tavole della Legge, le Dieci Parole che sono dono di Dio al suo popolo, il secondo digiuna e riceve la visita del Tentatore che, subito, si mette all’opera cercando di colpirLo nel punto debole. La risposta di Gesù è la citazione di Deuteronomio 8, 3 che, detto in altre parole, suona come “Mio cibo è fare la volontà del Padre” (Gv 4, 34).

Obbedì al rito antico“: cosa significa questa espressione? Probabilmente si riferisce, oltre che a Mosè come abbiamo visto, anche ai profeti che sono stati messi alla prova, provati e tentati per saggiare la loro testimonianza e la verità che essi pretendevano di portare come porta parola di Dio. Così vediamo nelle altre due tentazioni a Gesù il compimento di questo rito: entrambe le volte il Messia risponde citando ancora il libro del Deuteronomio (6, 16. 13) e facendo capire a chiare lettere che vano è ogni tentativo di fronte allo stare con Dio, al rendere onore e culto solamente a Lui.

Le tentazioni di Gesù, dunque, non servono a noi per comprendere il suo “lato umano”, per considerarlo “uno di noi”; servono essenzialmente per comprendere come noi possiamo, seguendo il suo esempio, vincere le tentazioni e il Tentatore: solamente stando “con Lui” e mai senza, nemmeno semplicemente imparando da Lui, ma proprio cercando, vivendo e facendo comunione con Lui.

Comprendiamo allora gli atteggiamenti e le “suppliche” contenute nel libro profetico di Gioele: “Ritornate a me con tutto il cuore, / con digiuni, con pianti e lamenti. / Laceratevi il cuore e non le vesti, / ritornate al Signore, vostro Dio, / perché egli è misericordioso e pietoso, / lento all’ira, di grande amore, / pronto a ravvedersi riguardo al male“. I digiuni, i pianti e i lamenti non sono fine a se stessi, ma sono strumento per ritornare a Dio con tutto il cuore, cioè con tutto noi stessi; e anche la lacerazione del cuore di cui si parla non è qualcosa che ci dobbiamo “procurare” facendoci del male, ma è una realtà che spesso viviamo e che spesso trascuriamo: cuore diviso, combattuto, ferito, abitato dal peccato o da desideri cattivi… Ecco, renderci conto di questo è proprio ritornare a Lui con tutto il cuore per gustare la misericordia, la pietà, la grandezza dell’amore.

E tutto questo, ci suggerisce la parola paolina, cercando di viverlo come una disciplina spirituale, proprio come un atleta che si allena e si affatica, ma per un “premio” che vale molto di più della gloria e del mondo: il “premio” è proprio quella corona che non appassisce e che ci associa come figli amati al Figlio unigenito.

Questo vivere la Quaresima assomiglierà, dunque, a un sano agonismo spirituale che ci permetterà di riscoprirci un po’ più cristiani perché amati dal Padre e sempre richiamati a stare con Lui.

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