Omelia della Domenica nella solennità della Santissima Trinità (rito ambrosiano) 7/6/2020

LETTURA
Lettura del libro dell’Esodo

In quei giorni. Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe ». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti dall’Egitto?». Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte». Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».

SALMO Sal 67 (68)

Cantate a Dio, inneggiate al suo nome.

O Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
tremò la terra, i cieli stillarono
davanti a Dio, quello del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele. R

Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva;
al Signore Dio appartengono
le porte della morte. R

Verranno i grandi dall’Egitto,
l’Etiopia tenderà le mani a Dio.
Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore.
Riconoscete a Dio la sua potenza. R

EPISTOLA Rm 8, 14-17
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

VANGELO Gv 16, 12-15
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

            Il mistero del roveto che brucia senza consumarsi è al centro della chiamata di Mosè da parte di Dio. Il momento della vita di Mosè è particolarmente tranquillo: dopo il travaglio della nascita, del ritrovamento nelle acque, della vita nella corte del faraone e della fuga dall’Egitto… finalmente trova pace nel deserto, dove si stabilisce e mette su famiglia, prendere casa. Proprio in questo momento Dio lo chiama a sé per affidargli una missione: Dio aspetta il momento propizio per avvicinarsi e consegnare all’uomo, alla donna scelta, la sua parola profetica e la sua missione specifica. E quali “strumenti” quali promesse, quali parole e quali garanzie dona a Mosè, dona a chi chiama ed invia? «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte»: Dio non abbandona il suo inviato, colui e colei che chiama; e il segno è inscritto nel futuro, nella promessa di riuscita come frutto della fedeltà: “Io ci sono, non preoccuparti di altro”, sembra sussurrare “Io sono”.

            Il mistero di questa chiamata e l’invio in missione ha come forza lo stesso Spirito di Dio che viene ad unirsi allo spirito che ciascuno di noi ha, lo spirito vitale “soffiato” fin dalla creazione del mondo, fin dalla creazione del primo uomo e della prima donna. Questo Spirito divino, questo Spirito di Dio non è solo forza ma rende, ci ricorda Paolo, figli di Dio e non semplicemente suoi adoratori, suoi servi, suoi inviati. Gridare “Abbà! Padre!” vuol esprimere che Lui è sempre presso di noi e che qualsiasi cosa ci possa capitare Lui stesso ci ha promesso che non ci abbandonerà, se noi non lo abbandoniamo! Ecco allora spiegate le parole dell’Apostolo: “E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria”.  

            Il Vangelo in poche righe ci descrive la relazione che c’è tra le tre persone della Trinità, la solennità che proprio oggi festeggiamo. Gesù ci ricorda che la sua missione ha un termine e che, grazie allo Spirito, Egli sarà sempre presente nel mondo per i discepoli di ogni tempo; e questo Spirito non solo è sua Presenza, ma è anche colui che “vi guiderà a tutta la verità”, quella verità che è Amore che sempre circola tra il Padre, il Figlio e lo Spirito. Comprendere il mistero d’Amore della Trinità non è facile, nemmeno spiegarlo; per questo viene in mio, in nostro soccorso don Tonino Bello, del quale voglio leggere questo breve brano a conclusione dell’omelia:

            “Carissimi fratelli, l’espressione me l’ha suggerita don Vincenzo, un prete mio amico che lavora tra gli zingari, e mi è parsa tutt’altro che banale. Venne a trovarmi una sera nel mio studio e mi chiese che cosa stessi scrivendo. Gli dissi che ero in difficoltà perché volevo spiegare alla gente (ma in modo semplice, così che tutti capissero) un particolare del mistero della Santissima Trinità: e cioè che le tre Persone divine sono, come dicono i teologi con una frase difficile, tre relazioni sussistenti. Don Vincenzo sorrise, come per compatire la mia pretesa e comunque, per dirmi che mi cacciavo in una foresta inestricabile di problemi teologici. Io, però, aggiunsi che mi sembrava molto importante far capire queste cose ai poveri, perché, se il Signore ci insegnato che, stringi stringi, il nucleo di ogni Persona divina consiste in una relazione, qualcosa ci deve essere sotto… Colsi l’occasione per leggere al mio amico la paginetta che avevo scritto. Quando terminai, mi disse che con tutte quelle parole, la gente forse non avrebbe capito nulla. Poi aggiunse: “Io ai miei zingari sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre Persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra”. (A. Bello, da un omelia del 12 aprile 1987).

            Carissimi, quando comprenderemo questo mistero divino e lo faremo nostro, saremo capaci anche noi, con coraggio, a vivere come il Padre, il Figlio e lo Spirito: l’uno per l’altro.

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