Natale del Signore: tra fiaba e storia

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NATALE DEL SIGNORE

OMELIA DELLA LITURGIA VIGILIARE VESPERTINA

Martedì 24 dicembre 2013

(Gen 15, 1-7; Ebr 10, 37-39; Mt 1, 18-25)

 

Silenzio, vi devo parlare di cose vissute che ancora non sono finite.

Bisogna che i nostri bambini imparino presto il senso di questa parola: Natale!

È vero che sembra una fiaba se tu la racconti soltanto perché l’hai udita narrare”.

         Quali cose non sono ancora finite? Quali parole abbiamo ascoltato come se fossero una fiaba, un bel racconto, tanto che ci hanno scaldato il cuore?

Abbiamo ascoltato la parola rivolta ad Abram: una parola “in visione”, come se un Angelo gli avesse parlato. Abbiamo sentito pronunciare quella parola: “Non temere”, non avere paura, fìdati! “Io sono il tuo scudo”, la tua protezione, la tua forza. “La tua ricompensa sarà molto grande”, riceverai cento, mille volte tanto. E ancora una volta abbiamo sentito, abbiamo detto: “Signore Dio, che cosa mi darai?”, com’è possibile tutto questo? Una promessa ostacolata da un’obiezione, dal nostro dubbio. E Lui, l’Angelo del Signore, per tutta risposta “conduce fuori”: come se Abramo, come se noi dovessimo uscire da noi stessi, dal nostro guscio protettivo, andare verso il cielo, andare verso l’alto. “Conta le stelle: tale sarà la tua discendenza”; “uno nato da te sarà il tuo erede”: avere grandi desideri, sognare ad occhi aperti, accogliere l’Altro che viene inaspettato a “disturbare” la nostra falsa quiete. La fiaba inizia ad animarsi, a coinvolgerci.

Abbiamo ascoltato la parola impegnativa che rilancia, ravviva la brace della fede sotto le ceneri di cui è ricoperta: “verrà e non tarderà. Il mio giusto vivrà per fede e porrò in lui il mio amore”. Come se un angelo dicesse a me, a te, a noi in questo momento, sussurrando al nostro cuore: tieni viva la tua attesa, il tuo desiderio di bene, la speranza di una vita migliore perché in questa fiaba sei coinvolto anche tu!

Abbiamo ascoltato la parola che da fiaba diventa racconto e storia: Maria, Giuseppe, il profeta, Gesù e… ancora una volta un Angelo! Proprio questo lieto messaggio rende possibile l’impossibile, la nascita per opera dello Spirito santo del figlio di Dio da Maria; proprio questo lieto messaggio sono quelle parole “non temere” dette a Giuseppe, parole che ormai, sì, sono il tratto distintivo dell’Altissimo; proprio questo lieto messaggio avvera la profezia antica: “la vergine darà alla luce l’Emmanuele, Dio con noi”.

Ma quando la fiaba è finita rimane la vita e devi pensare di nuovo.

Che cosa diremo ai bambini dell’uomo che nasce, dell’uomo che vive e che muore?

Avremo abbastanza coraggio per dire che l’uomo ha sempre creduto l’amore una fiaba?

         Quale coraggio possiamo chiedere in questo Natale? Possiamo chiedere il coraggio di considerare il Natale non semplicemente una fiaba, un bel racconto, una “pausa” nello scorrere dei giorni difficili. Possiamo chiedere il coraggio di credere che questo Natale, il Natale di Gesù, sia un po’ anche il nostro Natale: come Abramo che ha creduto alla promessa di Dio, come Maria che ha detto “sì” alla sua Parola, come Giuseppe che ha obbedito e si è fidato di quel “non temere”. Loro, noi, possiamo essere storia perché viene a visitarci la luce del mondo!

         E allora, auguri di luce a tutti! Perché Gesù, la storia più bella del mondo, faccia diventare la nostra storia una piccola “storia d’amore: una fiaba”!

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