La Parola della Croce: “Padre, perdonali”, 2° venerdì di Quaresima 13/3/2020
1. “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”
“Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,33-44)
Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello (…).
Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo,
ma amerai il prossimo tuo come te stesso. (Lv 19,17-18)
Per riflettere
La prima parola fu per i suoi nemici: tutti si aspettavano che Gesù, sottoposto alla terribile e straziante sofferenza della croce, dimenticasse il suo Vangelo, le sue parole d’amore e di perdono verso i nemici. Però dalla croce non venne una sola invettiva, solo una preghiera di perdono: “Perdonali, perché non sanno quello che fanno…”. Perdonare i membri del sinedrio, Pilato, i soldati, la folla?! Sì, perdonarli, proprio perché “non sanno quello che fanno…”; se avessero saputo quale terribile crimine stavano commettendo, condannando la Vita a morte, e avessero persistito nel farlo, non sarebbero mai stati salvati. Allo stesso modo noi: se sapessimo che cosa terribile sia il peccato, e malgrado ciò continuassimo a farlo, rifiutando la grande misericordia di Dio e rimanendo lontani da Cristo, saremmo perduti. L’unica cosa che può giustificarci è la nostra inconsapevolezza di quanto siamo stupidi e di quanto sia buono Dio.
Medita nel silenzio:
“È difficile perdonare, difficile perdonarsi. Non si riesce a dimenticare: il perdono non è un’amnesia. E il perdono non riguarda l’emozione, ma la volontà. Possiamo perdonare, ma restiamo turbati quando incontriamo chi ci ha fatto del male. E non si perdona perché migliori, o perché l’altro cambi con il nostro perdono: si perdona perché si è figli del Padre…
Preghiera
O Signore, per vivere come te in mezzo agli uomini,
bisogna correre il rischio di perdonare.
Si fa presto a dire Amore, ma vivere l’amore che perdona, è un’altra cosa. Si può perdonare unicamente per seguire te.
La tua ultima preghiera: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” ne fa nascere un’altra: “Padre, perdona me, perché così spesso anch’io non so ciò che faccio.
Fa’ che io sappia ricominciare sempre di nuovo a convertire il mio cuore: per essere testimone del tuo perdono.
Riflessioni tratte da “Le ultime sette parole”, di Fulton J. Sheen, edizioni S. Paolo
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