La Parola che conta: Sabato 18 novembre 2017
Sabato della I Settimana di Avvento
Dedicazione delle basiliche romane dei ss. Pietro e Paolo
LETTURA
Lettura del profeta Ezechiele 3, 22 – 4, 3
In quei giorni. Ezechiele disse: «Venne sopra di me la mano del Signore ed egli mi disse: “Àlzati e va’ nella valle; là ti voglio parlare”. Mi alzai e andai nella valle; ed ecco, la gloria del Signore era là, simile alla gloria che avevo visto al fiume Chebar, e caddi con la faccia a terra. Allora uno spirito entrò in me e mi fece alzare in piedi. Egli mi disse: “Va’ e chiuditi in casa. E subito ti saranno messe addosso delle funi, figlio dell’uomo, sarai legato e non potrai più uscire in mezzo a loro. Farò aderire la tua lingua al palato e resterai muto; così non sarai più per loro uno che li rimprovera, perché sono una genìa di ribelli. Ma quando poi ti parlerò, ti aprirò la bocca e tu riferirai loro: ‘Dice il Signore Dio’. Chi vuole ascoltare ascolti e chi non vuole non ascolti; perché sono una genìa di ribelli”.
“Figlio dell’uomo, prendi una tavoletta d’argilla, mettila dinanzi a te, disegnaci sopra una città, Gerusalemme, e disponi intorno ad essa l’assedio: rizza torri, costruisci terrapieni, schiera gli accampamenti e colloca intorno gli arieti. Poi prendi una teglia di ferro e mettila come muro di ferro fra te e la città, e tieni fisso lo sguardo su di essa, che sarà assediata, anzi tu la assedierai! Questo sarà un segno per la casa d’Israele”».
SALMO
Sal 129 (130)
® Presso di te, Signore, è la redenzione d’Israele.
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica. ®
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore. ®
Io spero, Signore.
Spera l’anima mia, attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora. ®
Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione. ®
EPISTOLA
Lettera agli Ebrei 5, 1-10
Fratelli, ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo: / «Tu sei sacerdote per sempre, / secondo l’ordine di Melchìsedek».
Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchìsedek.
VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 10, 1-6
In quel tempo. Il Signore Gesù, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele».
Il profeta diventa segno visibile della condizione del popolo considerato una “genia di ribelli”: egli non può muoversi e non può parlare, è come un prigioniero, legato dalle funi robuste dell’orgoglio e del peccato.
Il sommo sacerdote è colui che proprio per la sua esperienza umana di debolezza può provare compassione per chi a lui sì rivolge per portare al Signore sacrifici e suppliche; di più ancora Gesù diventa la stessa offerta all’Altissimo unita alla profonda comunione e compassione per ciascun uomo e ciascuna donna.
Questa missione di Gesù è condivisa con alcuni che, scelti, diventano sua presenza e suo specchio: ogni nome racchiude una storia con tutto quello che c’è dentro, peccato e santità. Quello che serve è rimanere fedeli a questa missione.
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