La parola che conta: Lunedì 29 maggio 2017, VII settimana dopo Pasqua

LETTURA

Lettura del Cantico dei Cantici 5, 2a. 5-6b

Mi sono addormentata, ma veglia il mio cuore. / Mi sono alzata per aprire al mio amato / e le mie mani stillavano mirra; / fluiva mirra dalle mie dita / sulla maniglia del chiavistello. / Ho aperto allora all’amato mio, / ma l’amato mio se n’era andato, era scomparso.
SALMO

 

Sal 41 (42)

® L’anima mia ha sete del Dio vivente.

oppure

® Alleluia, alleluia, alleluia.

Come la cerva anela ai corsi d’acqua,

così l’anima mia anela a te, o Dio.

L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:

quando verrò e vedrò il volto di Dio?

Le lacrime sono il mio pane giorno e notte,

mentre mi dicono sempre: «Dov’è il tuo Dio?». ®

Questo io ricordo e l’anima mia si strugge:

avanzavo tra la folla,

la precedevo fino alla casa di Dio,

fra canti di gioia e di lode

di una moltitudine in festa. ®

Perché ti rattristi, anima mia,

perché ti agiti in me?

Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,

lui, salvezza del mio volto e mio Dio. ®

 

EPISTOLA

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 10, 23. 27-33

Fratelli, «Tutto è lecito!». Sì, ma non tutto giova. «Tutto è lecito!». Sì, ma non tutto edifica. Se un non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza. Ma se qualcuno vi dicesse: «È carne immolata in sacrificio», non mangiatela, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza; della coscienza, dico, non tua, ma dell’altro. Per quale motivo, infatti, questa mia libertà dovrebbe essere sottoposta al giudizio della coscienza altrui? Se io partecipo alla mensa rendendo grazie, perché dovrei essere rimproverato per ciò di cui rendo grazie? Dunque, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.

 

VANGELO

Lettura del Vangelo secondo Matteo 9, 14-15

In quel tempo. Si avvicinarono al Signore Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

 

Il desiderio struggente dell’Amato è il filo conduttore del Cantico dei cantici che leggiamo in questi giorni dopo l’Ascensione: è l’attesa del dono dello Spirito che riaccende in noi il desiderio di una comunione più vera e profonda con il Signore Gesù.

Il brano di Paolo è di una contemporaneità incredibile: potremmo parafrasare l’espressione principale “Tutto è lecito” in un più moderno “Che male c’è?”. Così facendo riduciamo le nostre azioni e il nostro essere nel mondo alla ricerca del male minore o di qualcosa che sembra non essere dannoso né agli altri e nemmeno a noi stessi (almeno in apparenza). Il criterio dovrebbe essere invece: “fate tutto per la gloria di Dio”.

Lo Sposo nella tradizione cristiana è Gesù che è venuto per prendere in sposa l’umanità e portarla al compimento della comunione con il Padre: per questo motivo non siamo più nel tempo dell’attesa perché essa è compiuta e quindi il digiuno prescritto in alcuni momenti dell’anno sta a ricordarci questo passaggio e questo compimento.

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