La Parola che conta: Venerdì 23 agosto 2024 (rito ambrosiano)
Venerdì della settimana della XIII Domenica dopo Pentecoste
Memoria facoltativa di santa Rosa da Lima
LETTURA Ne 13, 23-31
Lettura del libro di Neemia
In quei giorni io Neemia vidi anche che alcuni Giudei si erano ammogliati con donne di Asdod, di Ammon e di Moab; la metà dei loro figli parlava l’asdodèo, nessuno di loro sapeva parlare giudaico, ma solo la lingua di un popolo o dell’altro. Io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli e li feci giurare su Dio: «Non darete le vostre figlie ai loro figli e non prenderete le loro figlie per i vostri figli o per voi stessi. Salomone, re d’Israele, non ha forse peccato appunto in questo? Certo, fra le molte nazioni non ci fu un re simile a lui: era amato dal suo Dio e Dio l’aveva fatto re di tutto Israele; eppure le donne straniere fecero peccare anche lui. Dovremmo dunque ascoltare voi e fare tutto questo grande male e prevaricare contro il nostro Dio sposando donne straniere?». Uno dei figli di Ioiadà, figlio di Eliasìb, il sommo sacerdote, era genero di Sanballàt, il Coronita; io lo cacciai via da me. Ricòrdati di loro, mio Dio, poiché hanno profanato il sacerdozio e l’alleanza dei sacerdoti e dei leviti. Così li purificai da ogni elemento straniero e ristabilii gli incarichi dei sacerdoti e dei leviti, ognuno al suo compito, quelli dell’offerta della legna ai tempi stabiliti, e delle primizie. Ricòrdati di me in bene, mio Dio!
SALMO Sal 118 (119)
Tu sei giusto, Signore.
Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
Con giustizia hai promulgato i tuoi insegnamenti
e con grande fedeltà. R
Uno zelo ardente mi consuma,
perché i miei avversari dimenticano le tue parole.
Limpida e pura è la tua promessa
e il tuo servo la ama. R
Io sono piccolo e disprezzato:
non dimentico i tuoi precetti.
La tua giustizia è giustizia eterna
e la tua legge è verità. R
VANGELO Lc 14, 1a. 7-11
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
Un sabato il Signore Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e disse agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
L’opera di riforma e di conversione che Neemia attua per sé e per il popolo ovviamente va contestualizzata nell’epoca in cui è vissuto; in ogni caso non c’è conversione se non in accordo con la decisione di rinunciare a qualcosa (nel caso descritto prendere marito e moglie da popoli stranieri) per piacere a Dio, il Dio della fedeltà e dell’alleanza che benedice quanti sono fedeli e perseverano in tale fedeltà.
Primi o ultimi posti? Gesù e chiaro, oserei dire lapidario nella parabola legata all’invito a pranzo ricevuto da uno dei capi dei farisei: qui prima di un insegnamento morale c’è quello evangelico che ci ricorda come l’umiltà non è frutto di una decisione per mostrarsi appunto umile agli occhi del prossimo, ma l’umiltà è una virtù da coltivare e da chiedere come dono e come atteggiamento nei confronti del prossimo, chiunque esso sia (il Signore stesso compreso, egli che è il re degli umili!).
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