La Parola che conta: Venerdì 17 maggio 2024 (rito ambrosiano)

Venerdì della VII settimana di Pasqua

LETTURA Ct 7, 13a-d. 14; 8, 10c-d
Lettura del Cantico dei Cantici

Di buon mattino andremo nelle vigne; vedremo se germoglia la vite, se le gemme si schiudono, se fioriscono i melograni. Le mandragore mandano profumo; alle nostre porte c’è ogni specie di frutti squisiti, freschi e secchi: amato mio, li ho conservati per te. Così io sono ai suoi occhi come colei che procura pace!

SALMO Sal 44 (45)

La figlia del re è tutta splendore.
Oppure Alleluia, alleluia, alleluia.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio. R

Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate. R

Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai prìncipi di tutta la terra.
Il tuo nome voglio far ricordare per tutte le generazioni;
così i popoli ti loderanno in eterno, per sempre. R

EPISTOLA Rm 8, 24-27
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, nella speranza siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.

VANGELO Gv 16, 5-11
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

L’amore dell’amata rispetto all’Amato permette di prepararsi all’incontro donando il meglio di quanto può offrire il mondo, il creato e la natura dei quali ci si prende cura: tutto questo diventa pace perché è risposta ad una responsabilità data, quella di custodire il dono creato e di restituirlo a colui dal quale è stato ricevuto come dono.

Paolo sottolinea come il dono dello Spirito sia misteriosamente dato anche se non visto: è il tema della speranza nella quale siamo salvati e che trova il suo fondamento nella fede, dono Dio Dio nel credere a Gesù. Noi possiamo “vedere”, o forse è meglio dire “sentire”, lo Spirito quando esso “viene in aiuto alla nostra debolezza” e suggerisce come “pregare in modo conveniente”: la preghiera come legame, come rapporto e dialogo con il Signore.

Gesù chiarisce ai suoi discepoli che la sua partenza non è un addio, ma un arrivederci perché sarà mandato il Paràclito, lo Spirito difensore; tra i vari compiti che esso assume ecco che il Signore ne annuncia tre che cerchiamo di capire: il mondo ha peccato perché non crede in Gesù vero Dio e vero uomo, rifiutando la sua testimonianza; la colpa del mondo è quella di non aver riconosciuto in Gesù la manifestazione della giustizia di Dio (ricordiamolo: una giustizia NON retributiva secondo merito, ma distributiva); il principe del mondo (il Nemico) è già stato battuto e condannato dal Signore della vita, Gesù, con la sua morte e risurrezione.

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