La Parola che conta: Sabato della 2° settimana dopo l’Epifania (21 gennaio)
Lettura del Vangelo secondo Marco 12, 1-12
In quel tempo. Il Signore Gesù si mise a parlare loro con parabole: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura:/ “La pietra che i costruttori hanno scartato/ è diventata la pietra d’angolo;/ questo è stato fatto dal Signore / ed è una meraviglia ai nostri occhi?”»./ E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.
La crudezza del racconto di questa parabola ci mette di fronte all’ostinato rifiuto nel riconoscere non nostra proprietà “la vigna”: essa è immagine della terra affidata all’uomo, ambiente nel quale ogni essere umano tende a diventare padrone e signore in modo dispotico e tirannico.
Chiediamo al Padrone della vigna di essere amministratori e custodi saggi dei suoi doni perché possiamo riconscerLo quando verrà a “reclamarne” la proprietà!
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