La Parola che conta: Sabato 25 maggio 2024 (rito ambrosiano)
Sabato della settimana dopo Pentecoste
Memoria di san Dionigi, vescovo
LETTURA Es 20, 1-21
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo. Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano. Allora dissero a Mosè: «Parla tu a noi e noi ascolteremo; ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!». Mosè disse al popolo: «Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore sia sempre su di voi e non pecchiate». Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura dove era Dio.
SALMO Sal 91 (92)
Come sono grandi le tue opere, Signore!
È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte. R
Perché, mi dai gioia, Signore, con le tue meraviglie,
esulto per l’opera delle tue mani.
Come sono grandi le tue opere, Signore,
quanto profondi i tuoi pensieri! R
Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.
Per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità. R
EPISTOLA Rm 10, 4-9
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, il termine della Legge è Cristo, perché la giustizia sia data a chiunque crede. Mosè descrive così la giustizia che viene dalla Legge: «L’uomo che la mette in pratica, per mezzo di essa vivrà». Invece, la giustizia che viene dalla fede parla così: «Non dire nel tuo cuore: Chi salirà al cielo? » – per farne cioè discendere Cristo –; oppure: «Chi scenderà nell’abisso?» – per fare cioè risalire Cristo dai morti. Che cosa dice dunque? «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la parola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo.
VANGELO Mt 28, 16-20
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che il Signore Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
La scena descritta dall’Esodo è solennissima: Dio dona al suo popolo le “Dieci parole”, i dieci comandamenti ai quali il popolo deve attenersi per poter camminare nella fedeltà e sotto lo sguardo divino. Ci sono tuti gli elementi che ci dicono una vera e propria rivelazione divina davanti alla quale il popolo, preso da tremore, dà mandato a Mosè di essere loro mediatore presso Dio.
Paolo ai Romani raccomanda non la semplice osservanza alla legge, anche quella data per mezzo di Mosè, perché indica nel suo termine il Cristo “perché la giustizia sia data a chiunque crede”: si deve dunque credere nel Cristo che è il Signore e che è compimento della legge stessa grazie alla quale l’uomo, il credente, trova salvezza. Proclamare con le labbra quella fede che abbiamo nel cuore: ecco quello che conta!
La conclusione del Vangelo di Matteo in realtà è un inizio: Gesù chiama gli Undici sul monte (evocativo di una rivelazione divina) che dubitano di fronte a Lui; ma Egli non si cura di questo (li conosce bene!) e pronuncia le sue ultime parole, da Risorto, in questo mondo: sono parole solenni che indicano una missione agli Apostoli che non ha confini e che derive direttamente dal Suo Potere. Ma la cosa più bella e più importante è la promessa di chiusura: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
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