La Parola che conta: Omelia di domenica 10 ottobre 2021, rito ambrosiano
VI Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore
LETTURA Is 45, 20-24a
Lettura del profeta Isaia
Così dice il Signore Dio: «Radunatevi e venite, avvicinatevi tutti insieme, superstiti delle nazioni! Non comprendono quelli che portano un loro idolo di legno e pregano un dio che non può salvare. Raccontate, presentate le prove, consigliatevi pure insieme! Chi ha fatto sentire ciò da molto tempo e chi l’ha raccontato fin da allora? Non sono forse io, il Signore? Fuori di me non c’è altro dio; un dio giusto e salvatore non c’è all’infuori di me. Volgetevi a me e sarete salvi, voi tutti confini della terra, perché io sono Dio, non ce n’è altri. Lo giuro su me stesso, dalla mia bocca esce la giustizia, una parola che non torna indietro: davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua. Si dirà: “Solo nel Signore si trovano giustizia e potenza!”».
SALMO Sal 64 (65)
Mostraci, Signore, la tua misericordia.
Per te il silenzio è lode, o Dio, in Sion,
a te si sciolgono i voti.
A te, che ascolti la preghiera,
viene ogni mortale. R
Pesano su di noi le nostre colpe,
ma tu perdoni i nostri delitti.
Beato chi hai scelto perché ti stia vicino:
abiterà nei tuoi atri. R
Ci sazieremo dei beni della tua casa,
delle cose sacre del tuo tempio.
Con i prodigi della tua giustizia,
tu ci rispondi, o Dio, nostra salvezza. R
EPISTOLA Ef 2, 5c-13
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo. Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani nella carne, chiamati non circoncisi da quelli che si dicono circoncisi perché resi tali nella carne per mano d’uomo, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.
VANGELO Mt 20, 1-16
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Il brano di Isaia 55 introduce la liturgia della Parola di questa domenica: esso riferisce parole dette dallo stesso Signore e rivolte non solamente al suo popolo, parole che arrivano fino ai confini della terra. Tali parole esprimono il desiderio di Dio di essere riconosciuto come unico e vero Dio, come Salvatore e come Signore; e tale riconoscimento passa per due caratteristiche fondamentali: la prima è che egli pronuncia parole irrevocabili e la seconda è che tali parole sono di giustizia e di potenza. Ma a quale giustizia si riferisce, e anche a quale potenza? Certamente a una giustizia divina e ad una potenza altrettanto divina, così diverse dalla giustizia e dalla potenza umana e dal loro modo di concepirle e di attuarle!
Viene incontro a noi la seconda Parola di questa domenica, dalla lettera dell’apostolo Paolo agli Efesini: “Fratelli, per grazia siete stati salvati”. La salvezza è l’offerta libera sotto forma di dono che il Signore propone a ciascuno di noi, personalmente e poi come popolo di Dio radunato nel Suo nome e salvato dalla Sua opera: questa grazia ha bisogno della nostra cooperazione, ha bisogno della nostra fede che, a sua volta, si offre come dono e come possibilità che l’opera di Dio, attraverso il figlio Gesù, si compia in noi. Questa fede, animata dalla Sua presenza, ci permette di compiere quelle opere buone gradite al Padre e capaci di essere segno e testimonianza di quanto l’opera di Dio agisca attraverso di noi. Insomma: nella vita di fede c’è un prima e c’è un dopo e questo dopo è marcatamente segnato dall’incontro con Gesù che ci rivela la verità di Dio, la verità del Padre.
E la verità del Padre è rivelata attraverso il racconto parabolico proposto nel Vangelo di oggi. La parabole è un racconto che contiene un paradosso e che serve perché l’interlocutore sia “scosso” dai suoi ragionamenti per comprendere, invece, il modo di “ragionare”, di agire e di essere di Dio. Se nella parabole prendiamo come Dio il padrone della vigna notiamo che anzitutto è uno che chiama a tutte le ore del giorno, che è uno che manda a “lavorare” nella propria vigna, è uno a cui sta a cuore che tutti abbiano il giusto; ancora di più, sapendo che ai tempi di Gesù un denaro corrispondeva alla paga di una giornata di lavoro, paga che permetteva vi avere il pane quotidiano (e forse qualcosa di più), il padrone della vigna distribuisce a tutti, indistintamente, un denaro, sia a chi ha lavorato tanto, sia a chi ha lavorato poco (non per colpa!). La nostra logica, la logica “mondana”, è diversa perché pretende di avere riconosciuta una retribuzione in base al lavoro svolto e alla fatica fatta. Lapidarie sono poi le parole del padrone della vigna: “Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?“; il nostro Dio è veramente Padre perché dispone delle “sue cose”, cioè tutto, come vuole e applica una logica di bontà e di giustizia differenti dalla nostra! Qui sta la grandezza del nostro Signore: è animato da un infinito desiderio di Bene, di Amore, di condivisione perché vuole tutti salvi, vuole tutti con sé!
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