La Parola che conta: Mercoledì 14 febbraio 2024 (rito ambrosiano)
Santi Cirillo, monaco e Metodio, vescovo
Festa14 Febbraio 2024
LETTURA Is 52, 7-10
Lettura del profeta Isaia
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio». Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.
Oppure:
LETTURA AGIOGRAFICA
Vita dei santi Cirillo, monaco, e Metodio, vescovo
I fratelli Cirillo e Metodio, nati a Tessalonica all’inizio del secolo IX, svolsero presso le popolazioni slave insediatesi nelle regioni del bacino danubiano un’azione missionaria, caratterizzata da una speciale attenzione ai costumi e alla lingua di quelle genti, ch’essi inserirono a pieno titolo nell’ecumene cristiana. Cirillo aveva ricevuto al fonte battesimale il nome di Costantino, con cui fu conosciuto dai suoi contemporanei; studiò a Tessalonica e, successivamente, a Costantinopoli alla scuola di insigni maestri, tra i quali il futuro patriarca Fozio. Divenuto professore nell’Università della Nuova Roma, si meritò il titolo di ‘filosofo’ e, pur rifiutando alte cariche istituzionali, fu chiamato dall’autorità imperiale a svolgere delicate ambascerie presso il califfo musulmano e presso il khan dei Khazari. Preparandosi a questo secondo delicato incarico, Costantino a Cherson, sul Mar Nero, recuperò le reliquie del papa romano Clemente, ivi sepolte. Per parte sua, il fratello di Costantino, di lui più anziano, avendo ricevuto un’accurata formazione giuridica, era assurto ad alte cariche amministrative. Sentendosi peraltro chiamato a una più intensa vita spirituale, egli decise di abbandonare il fasto dei pubblici onori e si ritirò presso una comunità monastica sul monte Olimpo, in Bitinia, assumendovi il nome di Metodio. Nell’anno 863 giunse all’imperatore Michele III, da parte del principe moravo Rastislav, la richiesta di un maestro per gli Slavi. La scelta dell’imperatore e del patriarca Fozio cadde su Costantino, il quale volle associare a sé nella missione il fratello Metodio, che già lo aveva accompagnato nell’ambasceria presso i Khazari. Con alcuni discepoli, Costantino il filosofo e Metodio per quasi quattro anni realizzarono un lavoro missionario che diede ottimi risultati. Curarono la formazione del clero per assicurare alla Chiesa slava la propria struttura gerarchica. Provvidero i popoli slavi di un proprio alfabeto, adatto a dare forma scritta alla loro lingua, che i due fratelli introdussero anche nel culto. In tal modo Costantino e Metodio realizzarono compiutamente la loro missione tra le genti slave, alle quali erano stati inviati e che essi avviarono alla conoscenza della parola di Dio e alla comprensione dei divini Misteri. La gelosa opposizione di molti ecclesiastici occidentali operanti nelle regioni danubiane ostacolò fortemente i generosi sforzi dei due apostoli degli Slavi. I due fratelli furono convocati a Roma da papa Niccolò. Vi si recarono, portando con loro le reliquie di papa Clemente, che deposero nella basilica a lui intitolata. Papa Adriano II li accolse con grande onore e diede piena approvazione al loro operato. A Roma Costantino si ammalò. Sentendo prossima la fine, vestì l’abito monastico, assumendo il nome di Cirillo, e chiuse la sua esistenza terrena il 14 febbraio 869, all’età di 42 anni. Metodio, ordinato vescovo, tornò tra le popolazioni slave con la qualifica di legato apostolico per la Pannonia e la Moravia. Lavorò con zelo indefesso, ma ebbe a soffrire grandemente a opera degli ecclesiastici latini, presenti nei territori a lui affidati e implacabili oppositori della Chiesa slava. Calunniato e accusato di eresia, fu deportato in Germania, dove sopportò la prigione e superò le condizioni di vita disumane a lui imposte. Per intervento del papa di Roma Giovanni VIII, poté riprendere la missione in Moravia, consolidando l’organizzazione ecclesiastica da lui fondata. Metodio chiuse la sua esistenza terrena il 6 agosto 885. Greci di nascita e di cultura, inviati dall’imperatore e dal patriarca di Costantinopoli agli Slavi, i due fratelli tessalonicesi condussero la loro missione in comunione e sotto l’egida della Chiesa romana, dando peraltro vita a una tradizione ecclesiale e a una cultura pienamente slave, che hanno profondamente segnato e tuttora caratterizzano vaste aree del continente europeo. Per questo il 30 dicembre 1980 Giovanni Paolo II li ha associati al patriarca dei monaci d’Occidente, san Benedetto, quali patroni d’Europa e quale segno di comunione tra le tradizioni ecclesiali dell’Oriente e dell’Occidente. Onore e gloria al Signore nostro Gesù Cristo, che regna nei secoli dei secoli. Amen.
SALMO Sal 95 (96)
Il Signore ha manifestato la sua salvezza.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. R
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. R
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine. R
EPISTOLA 1Cor 9, 16-23
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo. Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto come Giudeo per i Giudei, per guadagnare i Giudei. Per coloro che sono sotto la Legge – pur non essendo io sotto la Legge – mi sono fatto come uno che è sotto la Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la Legge. Per coloro che non hanno Legge – pur non essendo io senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo – mi sono fatto come uno che è senza Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono senza Legge. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.
VANGELO Mc 16, 15-20
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Apparendo agli Undici, il Signore Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Isaia annuncia la bellezza dei passi del messaggero che reca liete notizie: non è difficile per noi rivedere tutte le persone che, a partire da Gesù, sono diventate e sono Vangelo vivente e diffondono nel mondo il “buon profumo di Cristo” (S. Paolo) con la loro vita e il loro esempio di testimonianza e di fedeltà. Essi vivono quella presenza del regno di Dio che è seme piantato e che cresce, proprio come l’esempio dei santi Cirillo e Metodio di cui oggi facciamo festa.
“Guai a me se non annuncio il Vangelo!”: è una necessità quella di non tacere dopo che si è incontrato Gesù, un desiderio irrefrenabile di essere suoi testimoni e introdurre altri a questa conoscenza, a questo amore, a questa salvezza. Noi non possiamo tacere e questo non tacere diventa occasione per trovare strade nuove, sempre, attraverso le quali Gesù passa anche attraverso di noi.
Parola accolta e segni che la confermano: Gesù rincuora i discepoli che, partendo per una missione che non ha confini, non saranno mai più soli e che i segni confermeranno la Sua Presenza con loro. Anche oggi è così e forse quello che ci manca è avere più fede, una fede più retta che ci doni cuore accogliente e occhi per vedere l’azione di Dio dentro di noi e attorno a noi.
Lascia un commento