La Parola che conta: Mercoledì 13 marzo 2024 (rito ambrosiano)
Mercoledì della IV settimana di Quaresima
GENESI 32, 23-33
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Durante la notte Giacobbe si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi. Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quello disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora». Giacobbe rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». Gli domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». Riprese: «Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!». Giacobbe allora gli chiese: «Svelami il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?». E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuèl: «Davvero – disse – ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva». Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuèl e zoppicava all’anca. Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che è sopra l’articolazione del femore, perché quell’uomo aveva colpito l’articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico.
SALMO Sal 118 (119), 105-112
La tua parola, Signore, è lampada ai miei passi.
Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
Ho giurato, e lo confermo,
di osservare i tuoi giusti giudizi. R
Sono tanto umiliato, Signore:
dammi vita secondo la tua parola.
Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi. R
La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
I malvagi mi hanno teso un tranello,
ma io non ho deviato dai tuoi precetti. R
Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
perché sono essi la gioia del mio cuore.
Ho piegato il mio cuore a compiere i tuoi decreti,
in eterno, senza fine. R
PROVERBI 24, 3-6
Lettura del libro dei Proverbi
Figlio mio, con la sapienza si costruisce una casa e con la prudenza la si rende salda; con la scienza si riempiono le sue stanze di tutti i beni preziosi e deliziosi. Il saggio cresce in potenza e chi è esperto aumenta di forza. Perché con le strategie si fa la guerra e la vittoria dipende dal numero dei consiglieri.
VANGELO Mt 7, 13-20
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano! Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».
L’episodio della lotta tra Dio e Giacobbe allo Iabbok è singolare: quale significato può avere? Semplicemente Dio dona a Giacobbe un nuovo nome dopo aver intrapreso con lui una lotta e averlo provato nella sua tenacia: Israele, nome di un popolo, e nome di colui che è stato riconosciuto forte e coraggioso, proprio per essere padre di una moltitudine.
Sapienza, prudenza, scienza e saggezza edificano e riempiono una casa, una dimora, una vita intera davanti a Dio e agli uomini; la guerra contro il Nemico, il Male, ha bisogno di strategia e di consigli con le caratteristiche viste sopra.
Essere veri discepoli è seguire la via indicata e percorsa da Gesù, presentata nel discorso della montagna: una via impegnativa, a tratti difficile, ma non impossibile da percorrere, a patto di essere pronti a mettere in campo tutta la fede di cui siamo capaci, fede da riporre in Gesù stesso, la vite alla quale noi tralci dobbiamo stare attaccati se vogliamo portare frutto.
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