La Parola che conta: Lunedì dell’ultima settimana dopo l’Epifania (20 febbraio)
Lettura del Vangelo secondo Marco 12, 13-17
In quel tempo. I capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono dal Signore Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.
L’ammirazione per il ragionamento di Gesù è un primo passo per avvicinarsi a lui e alla sua predicazione, ma non è ancora sufficiente: occorre lasciarsi coinvolgere in prima persona, lasciarsi afferrare dalle sue parole e dal suo esempio perché diventi non solo un punto di riferimento, ma il punto di riferimento costante della nostra vita.
Possiamo anche noi, tante volte, metterlo alla prova: l’importante è che non voltiamo le spalle e non diventiamo ciechi e sordi alla sua opera che compie in continuazione intorno a noi e nella nostra esistenza.
DialoGli ciò che ci è più caro e che ci ha donato: la nostra stessa vita!
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