La Parola che conta: Lunedì della Settimana Autentica (rito ambrosiano) 6/4/2020

GIOBBEGb 2, 1-10

Inizia la lettura del libro di Giobbe.

Accadde, un giorno, che i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, e anche Satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore. Il Signore chiese a Satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo». Il Signore disse a Satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male. Egli è ancora saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui per rovinarlo, senza ragione». Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle; tutto quello che possiede, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e colpiscilo nelle ossa e nella carne e vedrai come ti maledirà apertamente!». Il Signore disse a Satana: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita».
Satana si ritirò dalla presenza del Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. Allora sua moglie disse: «Rimani ancora saldo nella tua integrità? Maledici Dio e muori!». Ma egli le rispose: «Tu parli come parlerebbe una stolta! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?».
In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.


SALMOSal 118 (119), 153-160

La tua legge, Signore, è fonte di pace.

Vedi la mia miseria e liberami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
Difendi la mia causa e riscattami,
secondo la tua promessa fammi vivere. R.

Lontana dai malvagi è la salvezza,
perché essi non ricercano i tuoi decreti.
Grande è la tua tenerezza, Signore:
fammi vivere secondo i tuoi giudizi. R.

Molti mi perseguitano e mi affliggono,
ma io non abbandono i tuoi insegnamenti.
Ho visto i traditori e ne ho provato ribrezzo,
perché non osservano la tua promessa. R.

Vedi che io amo i tuoi precetti:
Signore, secondo il tuo amore dammi vita.
La verità è fondamento della tua parola,
ogni tuo giusto giudizio dura in eterno. R.


TOBIATb 2, 1b-10d

Inizia la lettura del libro di Tobia.

In quei giorni. Per la nostra festa di Pentecoste, cioè la festa delle Settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola: la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia: «Figlio mio, va’, e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni, figlio mio». Tobia uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno disse: «Padre!». Gli risposi: «Ebbene, figlio mio?». «Padre – riprese – uno della nostra gente è stato ucciso e gettato nella piazza; l’hanno strangolato un momento fa». Io allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l’uomo dalla piazza e lo posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire. Ritornai, mi lavai e mangiai con tristezza, ricordando le parole del profeta Amos su Betel:
«Si cambieranno le vostre feste in lutto,
tutti i vostri canti in lamento».
E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo seppellii. I miei vicini mi deridevano dicendo: «Non ha più paura! Proprio per questo motivo lo hanno già ricercato per ucciderlo. È dovuto fuggire e ora eccolo di nuovo a seppellire i morti». Quella notte, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che c’era tenevo la faccia scoperta, ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmaci, più mi si oscuravano gli occhi, a causa delle macchie bianche, finché divenni cieco del tutto. Per quattro anni rimasi cieco e ne soffrirono tutti i miei fratelli.

Lettura del Vangelo secondo Luca.

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Giobbe è icona del giusto perseguitato, una persecuzione che non arriva direttamente da Dio ma dal Nemico che agisce per metterlo alla prove e così fare in modo di farlo cadere in peccato e perdersi. In realtà proprio all’inizio delle sue esperienze dolorose Giobbe compie una iniziale professione di fede: “«Tu parli come parlerebbe una stolta! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?».
In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra
“. Una fede incrollabile, dunque, che è messa però a dura prova, come si vede nel proseguire del libro.

Anche la vicenda di Tobi, uomo giusto caduto in disgrazia per una malattia, accompagna questi primi giorni della settimana santa: sembra davvero impossibile che un uomo giusto, timoroso di Dio e pio cada in disgrazia, eppure è così.

Nel vangelo è contenuta la raccomandazione di Gesù ai suoi: vegliate, state attenti perché il tempo che si sta vivendo è sempre tempo di attesa. Che cosa sarà importante in questi giorni così difficili e trepidi? Vigilanza a preghiera sono le due indicazioni maestre per poter rimanere con Gesù e così poterlo seguire sulla strada del compimento della sua vita e della nostra salvezza.

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