La Parola che conta: Giovedì 25 luglio 2024 (rito ambrosiano)

San Giacomo apostolo

LETTURA Sap 5, 1-9. 1

Lettura del libro della Sapienza

Il giusto starà con grande fiducia di fronte a coloro che lo hanno perseguitato e a quelli che hanno disprezzato le sue sofferenze. Alla sua vista saranno presi da terribile spavento, stupiti per la sua sorprendente salvezza. Pentiti, diranno tra loro, gemendo con animo angosciato: «Questi è colui che noi una volta abbiamo deriso e, stolti, abbiamo preso a bersaglio del nostro scherno; abbiamo considerato una pazzia la sua vita e la sua morte disonorevole. Come mai è stato annoverato tra i figli di Dio e la sua eredità è ora tra i santi? Abbiamo dunque abbandonato la via della verità, la luce della giustizia non ci ha illuminati e il sole non è sorto per noi. Ci siamo inoltrati per sentieri iniqui e rovinosi, abbiamo percorso deserti senza strade, ma non abbiamo conosciuto la via del Signore. Quale profitto ci ha dato la superbia? Quale vantaggio ci ha portato la ricchezza con la spavalderia? Tutto questo è passato come ombra e come notizia fugace. I giusti al contrario vivono per sempre, la loro ricompensa è presso il Signore e di essi ha cura l’Altissimo.

SALMO Sal 95 (96)

Gesù è il Signore; egli regna nei secoli.

Cantate al Signore un canto nuovo,cantate al Signore, uomini di tutta la terra.Cantate al Signore, benedite il suo nome,annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.In mezzo alle genti narrate la sua gloria,a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R

Grande è il Signore e degno di ogni lode,terribile sopra tutti gli dèi.Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,il Signore invece ha fatto i cieli.Maestà e onore sono davanti a lui,forza e splendore nel suo santuario. R

Date al Signore, o famiglie dei popoli,date al Signore gloria e potenza,date al Signore la gloria del suo nome.Portate offerte ed entrate nei suoi atri.Tremi davanti a lui tutta la terra.Dite tra le genti: «Il Signore regna!». R

EPISTOLA 2Cor 4, 7-15

Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio.

VANGELO Mt 20, 20-28

✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Si avvicinò al Signore Gesù la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Stoltezza del mondo e sapienza di Dio: qui sta la differenza tra chi usa il potere e i criteri mondani per giudicare e condannare senza considerare l’altro punto di vista, quello della fede e di chi nella sua vita testimonia una forza che viene dall’alto ed è capace di diventare dono, sacrificio, Martirio che, agli occhi del mondo, è stoltezza.

Avere un tesoro in vasi di creta, come esprime Paolo, è riconoscere quanto il Signore attraverso i suoi doni e la sua grazia si prende cura di noi e della nostra fragilità ben conoscendo i nostri limiti ma anche le nostre possibilità quando esse sono animate dallo Spirito santo.

Gesù chiarisce che il suo è un regno dove la carità e il servizio sono al primo posto, prima ancora di onori e privilegi: è il suo esempio e la sua vita a parlare! Così i discepoli imparano un po’ alla volta che potranno bere lo stesso calice della passione di Cristo dando a loro volta la vita nel Martirio e ricevere quel battesimo che li fa’ diventare e rimanere figli del Padre.

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