La Parola che conta: Domenica 5 febbraio 2023 (rito ambrosiano)

V Domenica dopo l’Epifania

LETTURA Is 66, 18b-22
Lettura del profeta Isaia

Così dice il Signore Dio: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti. Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore. Anche tra loro mi prenderò sacerdoti leviti, dice il Signore. Sì, come i nuovi cieli e la nuova terra, che io farò, dureranno per sempre davanti a me – oracolo del Signore –, così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome».

SALMO Sal 32 (33)

Esultate, o giusti, nel Signore.

Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto. R

Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. R

Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini;
dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere. R

EPISTOLA Rm 4, 13-17
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede. Se dunque diventassero eredi coloro che provengono dalla Legge, sarebbe resa vana la fede e inefficace la promessa. La Legge infatti provoca l’ira; al contrario, dove non c’è Legge, non c’è nemmeno trasgressione. Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono.

VANGELO Gv 4, 46-54
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù andò di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

I disegni di Dio sono sempre più grandi e originali dei nostri. Così in Isaia egli stesso svela che chiamerà tutti i popoli e tutte le genti e manifesterà la sua gloria della quale ne saranno testimoni per chiamare “tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore”: è il respiro universale dell’azione divina che coinvolge tutti e tutto nella creazione e nella redenzione, quei nuovi cieli e quella nuova terra, quella discendenza e quel nome che dureranno per sempre.

Cosa significa diventare, per grazia, “eredi del mondo”? Il testo di Paolo sembra essere in continuità con il brano di Isaia. Anzitutto perché questa “eredità” non è data per merito o discendenza, ma per fede: un dono personale ricevuto e personalmente scelto se alimentato o meno. In secondo luogo è un dono impegnativo perché ereditare il mondo significa prendersene cura, partecipare alla creazione stessa, lasciarlo migliore di come lo abbiamo trovato, senza scordarci che il nostro destino/compimento è la vita eterna.

Avere fede è cercare Gesù: ce lo dice il Vangelo che ci parla del funzionario del re che va in cerca del Signore perché suo figlio è malato e sta per morire. E il testo ci dice che egli non aspetta di credere dopo aver visto il segno, ma prima: ecco allora l’incontro con Gesù, la richiesta del suo intervento, la fiducia piena nella sua parola, il ritorno a casa, il trovare la richiesta esaudita, la testimonianza che diventa provocazione e coinvolgimento di altri nel credere. Viene da chiederci se anche noi cerchiamo Gesù, perché lo cerchiamo e crediamo davvero in Lui, facendo sì che la nostra testimonianza sia genuina e luminosa.

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