(Giuda:) «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!» Gesù e Giuda: umanità a confronto – Meditazione nel venerdì santo, 14 aprile 2017
O.S.D.S.
Triduo Comunitario 2017
(Giuda:) «Salve, Rabbì!». E lo baciò.
E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!»
Gesù e Giuda: umanità a confronto
Meditazione nel venerdì santo, 14 aprile 2017
Quelle parole di Gesù mi hanno sempre colpito: nel momento del tradimento, nel momento della consegna, il Maestro è stato capace di chiamare Giuda con il nome di “amico”.
Possibile che tra tutte le cose che avrebbe potuto dire (oppure non avrebbe potute dire, rimanendo in un silenzio più che eloquente…), proprio quella doveva venire fuori?
Se uno mi tradisce io di certo non lo chiamo amico… e non lo lascio nemmeno avvicinarsi! Figuriamoci poi se dovesse baciarmi! Ecco perché si dice “il bacio di Giuda”: è il bacio di colui che tradisce o, come dice la liturgia ambrosiana è il “bacio che morte provoca”.
Che cosa avrà provato Giuda di fronte a questa espressione di Gesù: “Amico, per questo sei qui!”? Il Maestro sapeva che proprio lui lo avrebbe consegnato, se lo sentiva dentro, nel cuore, come una “spina nel cuore”, il rammarico di non aver conquistato abbastanza la fiducia e il cuore di quel discepolo così “ombroso”.
Allora, che cosa avrà provato Giuda? Una conferma: Gesù sapeva che proprio lui lo avrebbe tradito: erano settimane e mesi che ci pensava, incontrava nascostamente i capi del popolo, trattava sul prezzo, quei trenta denari che sono diventati il simbolo universale del tradimento.
Allora, che cosa avrà provato Giuda? Qualcosa di inaspettato: Gesù che lo chiama amico e che si lascia avvicinare e addirittura baciare. Perché Gesù lo ha chiamato così?
A me vengono in mente le parole che, qualche ora prima, il Maestro ha pronunciato durante l’ultima cena: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15, 13). Vuol dire allora che Gesù considera Giuda ancora un amico, nonostante la sua decisione, nonostante il suo tradimento! Allora vuol dire che Gesù si consegna e muore anche per il traditore!
È una lezione difficile, quella di Gesù: ammettiamolo, è difficile credere che Gesù si sia sacrificato anche per quel traditore di un Giuda!
Eppure, sembra proprio essere così. E noi lo possiamo sapere, o almeno intuire, dal gesto di Giuda che, probabilmente, si è accorto, ormai troppo tardi secondo la nostra logica e il nostro tempo, di “aver peccato per avere tradito sangue innocente” (Mt 27, 4): quelle monete gettate nel tempio sono il segno dell’allontanamento di Giuda da questa sua azione, da questo suo tradimento.
Purtroppo Giuda non è andato oltre, non ha attraversato il suo peccato senza che esso lo schiacciasse definitivamente: al posto della Croce di Gesù, la Croce che lo avrebbe salvato se solo fosse corso sotto di essa, egli ha preferito una corda, la corda del senso di colpa, la corda dell’impossibilità di rimediare a quel tradimento.
Prendo a prestito le parole di un santo prete, don Primo Mazzolari:
“Il più grande dei peccati, non è quello di vendere il Cristo; è quello di disperare. Anche Pietro aveva negato il Maestro; e poi lo ha guardato e si è messo a piangere e il Signore lo ha ricollocato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli Apostoli hanno abbandonato il Signore e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro e li ha ripresi con la stessa fiducia. Credete voi che non ci sarebbe stato posto anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo o a una svolta della strada della Via Crucis: la salvezza sarebbe arrivata anche per lui”. (Giovedì santo 1958, Bozzolo).
Ora tocca un pochino anche a noi confrontarci con queste due umanità: quella di Gesù, che facciamo fatica a comprendere fino in fondo, e quella di Giuda, che disprezziamo anche se in essa a volte ci riconosciamo.
Siamo invitati a fare un po’ di silenzio, invitati a rileggere queste parole e le parole di don Primo Mazzolari.
Per aiutarci ci sarà un sottofondo di musica e qualche domanda che potrà accompagnare il nostro guardarci dentro.
Al termine del silenzio, ognuno di noi è invitato a compiere un gesto: prendere in mano il sacchetto delle trenta monete, il prezzo del tradimento, e soppesarlo pensando ai propri tradimenti e ai propri abbandoni nei confronti di Gesù e nei confronti dei fratelli.
Perché, in fondo, siamo un po’ fratelli anche del povero Giuda, riconoscendoci anche noi facili a tradire.
Domande
Quando riconosco di tradire Gesù?
Quando riconosco di tradire i miei fratelli, i miei amici?
Cosa provo dopo aver riconosciuto di aver tradito?
Penso mai che Gesù abbia sbagliato a lasciarsi tradire così?
Quale paura ha attraversato Giuda dopo essersi reso conto di aver sbagliato?
Sento che il Signore Gesù, nonostante tutto, mi vuole bene?
La Croce di Gesù non è solo un simbolo, è uno “strumento di salvezza” (cioè attraverso la fede in Gesù crocifisso, morto e risorto, posso vivere ne suo amore ed essere capace di amare a mia volta come Lui). Ci ho mai pensato?
Cos’è, per me, la Croce di Gesù?
Se io fossi stato un discepolo di Gesù, cos’avrei fatto al momento del tradimento?
Preghiera conclusiva
Gesù chiama “amico” Giuda:
questa parola dice l’infinita tenerezza della carità del Signore.
Noi possiamo tradire l’amicizia di Cristo,
Cristo non tradisce mai noi, suoi amici!
Anche quando non lo meritiamo,
anche quando ci rivoltiamo contro di lui,
anche quando lo neghiamo.
Davanti ai suoi occhi,
davanti al suo cuore noi siamo sempre gli amici del Signore.
Lasciate che io domandi a Gesù,
a Gesù che è in agonia,
a Gesù che ci accetta come siamo,
lasciate che io gli domandi,
come grazia pasquale,
di chiamarmi amico.
Perché la Pasqua è questa parola,
detta a un povero Giuda come me,
detta a dei poveri Giuda come voi.
Questa è la gioia:
che Cristo ci ama,
che Cristo ci perdona,
che Cristo non vuole che noi disperiamo.
Per lui,
noi saremo sempre gli amici.
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