Domenica delle Palme nella Passione del Signore: “Non verrà alla festa?” (Omelia, Messa del giorno)

DOMENICA DELLE PALME NELLA PASSIONE DEL SIGNORE – OMELIA

(Messa del giorno: Is 52, 13-53,12; Sal 87; Eb 12,1b-3; Gv 11,55-12,11)

 

“Non verrà alla festa?”

 

“Che ve ne pare? Non verrà alla festa?”: il desiderio di Gesù era forte in quei giorni. Sarà stato per quello che si è sentito dire di Lui, oppure di quello che direttamente i loro occhi avevano visto. Sta di fatto che, salendo a Gerusalemme per quella Pasqua, il pensiero di “molti della regione” andava a quel Nazareno di cui si diceva essere il Messia.

“Che ve ne pare? Non verrà alla festa?”: chissà quale immagine di Gesù si sono fatti, questi che si interrogano della venuta o meno di questo rabbi alla Pasqua a Gerusalemme. Chissà se hanno, dentro di loto, la segreta speranza che proprio Lui sia il Messia sperato e tanto atteso, il Salvatore: se è Lui, certamente verrà alla festa!

“Che ve ne pare? Non verrà alla festa?”: ma a quale festa riferirsi se non quella di Pasqua, festa del passaggio dalla schiavitù alla libertà; festa dei figli di Dio salvatore; festa di ringraziamento e di speranza. E questa festa, proprio questa, come dice Isaia è “un fatto mai raccontato”, apre gli occhi ad una “comprensione che mai avevano udito”. Questa festa può essere un vero passaggio!

“Che ve ne pare? Non verrà alla festa?”: certamente quel Gesù di Nazareth viene per compiere quanto annunciato dal profeta; viene e porta il suo personalissimo modo di festeggiare; viene come “uomo dei dolori che ben conosce il patire”; viene “come uno davanti al quale ci si copre la faccia”; viene come uno “trafitto per le nostre colpe”; viene per “compiere la volontà del Signore”.

“Che ve ne pare? Non verrà alla festa?”: proprio passando da questo tornante, da questa “porta stretta”, il Messia “dopo il suo intimo tormento vedrà la luce”; proprio andando fino in fondo “si sazierà della sua conoscenza”; proprio dando tutto di sé “vivrà a lungo”.

“Che ve ne pare? Non verrà alla festa?”: egli è venuto, e sempre ritorna, con questo suo modo unico di fare festa per noi e con noi. Ma prima passa dalla casa amica, da Betania, da Marta, Maria e Lazzaro: là ancora una cena lo aspetta e un gesto simbolico di Maria lo coinvolge. Proprio quella casa, toccata dalla morte e dalla Grazia, “si riempì dell’aroma di quel profumo”: solo Lui può trasformare il puzzo orrendo della morte in profumo di risurrezione.

E noi, ora che abbiamo iniziato di nuovo a conoscere con un po’ più di chiarezza come Egli verrà alla festa, siamo pronti anche noi ad andare alla Sua festa? Siamo pronti anche noi a “tenere fisso lo sguardo su Gesù” perché, ora e sempre, rigeneri e compia il dono della fede nel Padre che, come seme, è già in noi?

Che ve ne pare? Non andremo, noi, alla Sua festa?

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