Diario di un prete di città: quando dire “Grazie!” non è mai abbastanza
Cario diario,
oggi era giorno di saluti a Cascina Gatti.
Una giornata non bellissima per il clima metereologico (ha diluviato quasi tutto il giorno, a parte la piccola parentesi benedetta per il lancio dei palloncini al termine della Messa), ma stupenda per il clima e per le persone incontrare.
Era la prima volta che vivevo un’esperienza del genere (al primo cambio la situazione era abbastanza ingarbugliata e quindi non è stata fatta, attendendo “tempi migliori”).
Ho sentito e toccato con mano la riconoscenza e il bene ricevuto per il mio ministero speso camminando insieme alle famiglie, collaborando con il mio (ex) parroco, concedendo tempo e attenzioni a ragazzi, adolescenti e giovani…
“Essere in buone mani per dare a piene mani”: È una frase che ricordo di aver letto scritta su di una pietra sopra un mobile nella casa del prete che mi ha accompagnato nella mia adolescenza e giovinezza (deve essere stata una massima scout).
Ecco, credo che quella frase esprima bene ciò che provo questa sera: Sono stato in buone mani, certamente quelle del Signore ma anche quelle delle persone che mi hanno accompagnato; credo di aver potuto dare, con i miei limiti e i miei difetti (oltre che i miei peccati), a piene mani proprio per questo intreccio di mani, di volti, di storie… Tutte fantasticamente guidate dalla regia sapiente e paziente del Padre.
A Lui, dunque, il merito di avermi permesso di fare del bene; alla comunità di Cascina Gatti la riconoscenza di aver stimolato in me questo donarmi.
Ora, buonanotte, caro diario! Aiutami a custodire tutti i volti, le mani e gli abbracci che oggi ho incontrato.
tuo, donale
p.s.: Avrei qualche “sassolino” da togliermi dalle scarpe rispetto alla “gestione” di questo trasferimento ma una persona saggia mi ha consigliato di guardare avanti (grazie, Massimiliano!).
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