Diario di un pretino di città: l’anti vigilia di Natale
Caro diario,
dopo un silenzio durato diversi mesi (non ricordo più l’ultima volta che ti ho “digitato” qualcosa…), rieccomi qui per dirti come un prete vive l’anti vigilia di Natale.
Questa mattina, celebrando la S. Messa, ho notato qualche faccia in più nell’assemblea, segno che qualcuno è già in ferie ed ha approfittato per nutrirsi di Parola e di Pane di vita; a volte vengo distratto da questo presiedere di fronte a tutti, ma è l’occasione per ricordare tutti, singolarmente, davanti a Dio, con storie, fatiche e grazie. Dopo la celebrazione qualche penitente ha chiesto di confessarsi e allora mi sono fermato un po’ di più in Chiesa per poter soddisfare la loro “sete di perdono”.
Sono poi andato a Busto Arsizio, a trovare un’amica e una “vecchia conoscenza” che mi ha ricordato gli anni di “prova” (in tutti i sensi!) della mia prima destinazione; questa volta una sensazione di pace e di riconoscenza ha albergato nel mio animo durante la mia permanenza discreta tra vie e case a me conosciute.
Tornando a Sesto (meglio dire Cascina Gatti, altrimenti qualcuno si potrebbe offendere!) ho preparato con cura alcuni doni per esprimere la mia riconoscenza a chi, nella comunità e nell’Oratorio, svolge un ruolo educativo o un servizio prezioso di animazione; ecco l’immagine degli auguri e il pensiero:
Un piccolo segno e parole importanti, dettate da quanto sento vero, per me, in questo Natale: non c’è niente di più vero che testimoniare la propria fede a partire dalla propria esperienza, semplice o complicata che sia.
Ho salutato con cordialità i ragazzi del coro che facevano le prove e alcuni adolescenti, miei ex allievi alle scuole medie diventati letteralmente più grandi di me (e non ci vuole molto!), approdati oggi pomeriggio in Oratorio per giocare a calcio (ma come fanno con questo freddo, questo umido e questa nebbia?): ho augurato loro un Buon Natale e di trovare cose belle da scoprire dalla nascita di Gesù nella loro vita.
Dopo la cena con il mio parroco ho pregato, consegnando la gente incontrata in questo giorno, e ho accolto, in nome del Padre, ancora fratelli e sorelle che hanno chiesto il perdono: è sempre un’esercizio di ascolto e di umiltà quello della confessione dove mi accorgo che non sono io il protagonista, semmai sono il tramite della potenza dello Spirito.
Quanta grazia! Ora però mi sa che vado a dormire, riconoscente del tempo e delle occasioni di crescita e di ascolto.
Buonanotte, caro diario, e a presto!
P.S.: Dimenticavo! Devo assolutamente chiedere scusa a una persona: l’ho involontariamente offesa con una grave dimenticanza nei suoi confronti. Ho già chiesto (e ottenuto) il suo perdono, ma non è ancora sufficiente.
Lascia un commento