Diario di un pretino di città: il mio Natale (1)
Cerco di raccogliere qualche pensiero alla sera di questo giorno di festa per tutti, credenti e non, e lo faccio con una certezza: quella di aver scelto la strada che porta alla felicità, alla gioia piena, e di questo ringrazio ora e sempre Lui!
Mi sono rivisto a raccogliere le confidenze e le “miserie” dei miei parrocchiani, cristiani che come me cercano di rimanere al Dio della fedeltà: essere strumento di misericordia significa che per primo devo sentire questa realtà viva e operante nella mia vita, altrimenti diventa pesante,ripetitivo, svogliato… Grazie perché continuo a sentire questo Mistero più grande di me che mi guida e che mi suggerisce parole, pensieri, atteggiamenti quando davanti a me si inginocchia un uomo, una donna, un giovane, una bambina.
Mi sono rivisto a suonare ogni campanello delle tante famiglie del mio quartiere, insieme al mio parroco per proporre un gesto semplice di condivisione, una preghiera, una benedizione: quanti volti, quante storie, quanti vissuti incontrati nella loro particolarità e tutti bisognosi di una parola buona, di una speranza da riaccendere, di una benedizione che viene dall’alto… Grazie perché, in fondo, anche se la stanchezza alla fine è tanta, mi sono sentito ancora meglio profondamente legato a questo popolo ed ho riscoperto di aver ricevuto ancora di più di quanto anche con generosità ho saputo dare.
Mi sono rivisto a presiedere le celebrazioni solenni, piene di parole, di segni di luci, piene di persone accorse ad incontrarLo: sento che l’azione dello Spirito si fa ancora più presente e guida, ispira, sorregge, corregge… Grazie perché il dono di presiedere l’Eucaristia spezzando il pane della Parola e quello Eucaristico sta diventando il centro gravitazionale del mio tempo.
Ci sono altre cose che ora non mi vengono in mente: le lascio al tempo e alla possibilità di poterle mettere per iscritto, tra poco.
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