La Parola che conta: giovedì 1° settembre 2022 (rito ambrosiano)
Giovedì della settimana della Domenica che precede il martirio di san Giovanni il Precursore
LETTURA 1Mac 10, 1-2. 15-21
Lettura del primo libro dei Maccabei
Nell’anno centosessanta Alessandro Epìfane, figlio di Antìoco, s’imbarcò e occupò Tolemàide, dove fu ben accolto e cominciò a regnare. Quando lo seppe, il re Demetrio radunò un esercito molto grande e gli mosse contro per fargli guerra. Il re Alessandro seppe dell’ambasciata che Demetrio aveva mandato a Giònata; gli narrarono anche le battaglie e gli atti di valore che egli e i suoi fratelli avevano compiuto e le fatiche sopportate. Allora disse: «Troveremo un altro come lui? Facciamocelo amico e nostro alleato». Scrisse e spedì a lui questa lettera: «Il re Alessandro al fratello Giònata, salute! Abbiamo sentito dire di te che sei uomo forte e potente e disposto a essere nostro amico. Noi dunque ti nominiamo oggi sommo sacerdote del tuo popolo e amico del re – gli aveva inviato anche la porpora e la corona d’oro – perché tu favorisca la nostra causa e mantenga amicizia con noi». Giònata indossò le vesti sacre nel settimo mese dell’anno centosessanta, nella festa delle Capanne, arruolò soldati e fece preparare molte armi.
SALMO Sal 30 (31)
In te, Signore, mi sono rifugiato.
Tendi a me il tuo orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,
per il tuo nome guidami e conducimi. R
Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Tu hai in odio chi serve idoli falsi,
io invece confido nel Signore. R
Esulterò e gioirò per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria,
hai conosciuto le angosce della mia vita;
non mi hai consegnato nelle mani del nemico,
hai posto i miei piedi in un luogo spazioso. R
VANGELO Mt 11, 7b. 11-15
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».
Non dobbiamo stupirci di trovare tra i testi della Sacra Scrittura anche libri come quelli storici dei Maccabei che raccontano le vicende concrete e politiche del popolo di Dio: esse dimostrano come il cammino della fede sia pienamente inserito nelle vicende umane; e tali vicende umane prendono una piega differente a seconda di come si vivono, quando si ha la fede o meno. La Scrittura non ha mai censurato i momenti difficili di questo cammino dell’uomo con Dio.
In questi giorni i Vangeli ci parlano del rapporto tra Giovanni il Precursore e Gesù e dell’identità del primo dei due. Giovanni non ha mai fatto mistero della sua identità: sapeva bene di non essere il Messia e sapeva altrettanto bene che suo compito era prepararne la via e indicarne la venuta. Due espressioni di Gesù colpiscono: quella sul regno che subisce violenza e quella su Giovanni indicato come Elia. Credo che la violenza nei confronti del regno dei cieli stia and indicare un modo sbagliato di riconoscere la presenza di Dio nel mondo: un modo potente, quasi “arrogante” o “da padrone”. Indicare in Giovanni il ritorno di Elia è dare speranza al popolo che l’attesa di Dio e del suo Messia non è vana, non è tradita.
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