La Parola che conta: Giovedì 7 ottobre 2021, memoria della Madonna del Rosario (rito ambrosiano)

Giovedì della settimana della V Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore

Memoria della B.V. Maria del Rosario

EPISTOLA Fm 1, 8-25
Lettera di san Paolo apostolo a Filemone

Carissimo, pur avendo in Cristo piena libertà di ordinarti ciò che è opportuno, in nome della carità piuttosto ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene, lui, che un giorno ti fu inutile, ma che ora è utile a te e a me. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore. Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario. Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso. E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto. Io, Paolo, lo scrivo di mio pugno: pagherò io. Per non dirti che anche tu mi sei debitore, e proprio di te stesso! Sì, fratello! Che io possa ottenere questo favore nel Signore; da’ questo sollievo al mio cuore, in Cristo! Ti ho scritto fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo. Al tempo stesso preparami un alloggio, perché, grazie alle vostre preghiere, spero di essere restituito a voi. Ti saluta Èpafra, mio compagno di prigionia in Cristo Gesù, insieme con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori. La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.

SALMO Sal 111 (112)

Dio ama chi dona con gioia.

Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.
Prosperità e ricchezza nella sua casa,
la sua giustizia rimane per sempre. R

Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore. R

Sicuro è il suo cuore, non teme,
finché non vedrà la rovina dei suoi nemici.
Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria. R

VANGELO Lc 20, 41-44
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai Giudei: «Come mai si dice che il Cristo è figlio di Davide, se Davide stesso nel libro dei Salmi dice: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi”? Davide dunque lo chiama Signore; perciò, come può essere suo figlio?».

La lettera che Paolo scrive a Filemone contiene due indicazioni preziose che indicano come la fede cambia la vita, e la cambia realmente e radicalmente.

Filemone è debitore di Paolo del dono della fede: grazie all’Apostolo delle genti il primo infatti diviene credente di Gesù, cristiano, e per questo ha un debito di riconoscenza nei confronti di Paolo. Paolo paga con la perdita della libertà, e poi della vita, l’appartenenza a Cristo. Onesimo, schiavo di Filemone, diviene cristiano grazie all’incontro con Paolo e questo suo diventare cristiano lo rende libero e fratello nella fede, anche nei confronti del suo padrone, Filemone. L’Apostolo, rimandando Onesimo a Filemone, sottolinea la fraternità e l’uguaglianza davanti al Signore dei due: solo così il padrone non sarà più padrone e lo schiavo non sarà più schiavo.

C’è un secondo aspetto importante: la libertà. Paolo non obbliga Filemone a liberare Onesimo trattenendolo a sé in forza della sua funzione apostolica: egli desidera che sia lo stesso Filemone a riconoscere in Onesimo un fratello nella fede e dunque nella libertà che caratterizza i figli di Dio rimandarlo libero a Paolo. La libertà cristiana obbedisce ad una massima di Sant’Agostino: “Ama e fa’ ciò che vuoi”, dove per amare si intende come Gesù.

I Giudei nel Vangelo sono in polemica con Gesù perché non vogliono riconoscerlo Messia; Gesù, dal canto suo, sta nella verità e non si preoccupa delle scelte che obbediscono più al tornaconto che ad altro. Così prende spunto da una contraddizione apparente, il fatto che il Messia sia chiamato Signore da Davide e nello stesso tempo venga ritenuto suo figlio, e la propone ai suoi interlocutori chiedendone una spiegazione che non arriva. Noi sappiamo che Gesù è il Messia, è Signore, ed è anche figlio di Davide perché nato dalla sua discendenza in quanto figlio di Giuseppe.

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