La Parola che conta: Martedì della Settimana Autentica (rito ambrosiano) 7/4/2020
GIOBBE Gb 16, 1-20
Lettura del libro di Giobbe.
In quei giorni. Giobbe prese a dire:
«Ne ho udite già molte di cose simili!
Siete tutti consolatori molesti.
Non avranno termine le parole campate in aria?
O che cosa ti spinge a rispondere?
Anch’io sarei capace di parlare come voi,
se voi foste al mio posto:
comporrei con eleganza parole contro di voi
e scuoterei il mio capo su di voi.
Vi potrei incoraggiare con la bocca
e il movimento delle mie labbra potrebbe darvi sollievo.
Ma se parlo, non si placa il mio dolore;
se taccio, che cosa lo allontana da me?
Ora però egli mi toglie le forze,
ha distrutto tutti i miei congiunti e mi opprime.
Si è costituito testimone ed è insorto contro di me:
il mio calunniatore mi accusa in faccia.
La sua collera mi dilania e mi perseguita;
digrigna i denti contro di me,
il mio nemico su di me aguzza gli occhi.
Spalancano la bocca contro di me,
mi schiaffeggiano con insulti,
insieme si alleano contro di me.
Dio mi consegna come preda all’empio,
e mi getta nelle mani dei malvagi.
Me ne stavo tranquillo ed egli mi ha scosso,
mi ha afferrato per il collo e mi ha stritolato;
ha fatto di me il suo bersaglio.
I suoi arcieri mi circondano;
mi trafigge le reni senza pietà,
versa a terra il mio fiele,
mi apre ferita su ferita,
mi si avventa contro come un guerriero.
Ho cucito un sacco sulla mia pelle
e ho prostrato la fronte nella polvere.
La mia faccia è rossa per il pianto
e un’ombra mortale mi vela le palpebre,
benché non ci sia violenza nelle mie mani
e sia pura la mia preghiera.
O terra, non coprire il mio sangue
né un luogo segreto trattenga il mio grido!
Ecco, fin d’ora il mio testimone è nei cieli,
il mio difensore è lassù.
I miei amici mi scherniscono,
rivolto a Dio, versa lacrime il mio occhio».
SALMO Sal 118 (119), 161-168
Dal profondo a te grido, Signore; ascolta la mia voce.
I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme solo le tue parole.
Io gioisco per la tua promessa,
come chi trova un grande bottino. R.
Odio la menzogna e la detesto,
amo la tua legge.
Sette volte al giorno io ti lodo,
per i tuoi giusti giudizi. R.
Grande pace per chi ama la tua legge:
nel suo cammino non trova inciampo.
Aspetto da te la salvezza, Signore,
e metto in pratica i tuoi comandi. R.
Io osservo i tuoi insegnamenti
e li amo intensamente.
Osservo i tuoi precetti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie. R.
TOBIA Tb 11, 5-14
Lettura del libro di Tobia.
In quei giorni. Anna sedeva scrutando la strada per la quale era partito il figlio. Quando si accorse che stava arrivando, disse al padre di lui: «Ecco, sta tornando tuo figlio con l’uomo che l’accompagnava». Raffaele disse a Tobia, prima che si avvicinasse al padre: «Io so che i suoi occhi si apriranno. Spalma il fiele del pesce sui suoi occhi; il farmaco intaccherà e asporterà come scaglie le macchie bianche dai suoi occhi. Così tuo padre riavrà la vista e vedrà la luce». Anna corse avanti e si gettò al collo di suo figlio dicendogli: «Ti rivedo, o figlio. Ora posso morire!». E si mise a piangere.
Tobi si alzò e, incespicando, uscì dalla porta del cortile. Tobia gli andò incontro, tenendo in mano il fiele del pesce. Soffiò sui suoi occhi e lo trasse vicino, dicendo: «Coraggio, padre!». Gli applicò il farmaco e lo lasciò agire, poi distaccò con le mani le scaglie bianche dai margini degli occhi. Tobi gli si buttò al collo e pianse, dicendo: «Ti vedo, figlio, luce dei miei occhi!». E aggiunse: «Benedetto Dio! Benedetto il suo grande nome! Benedetti tutti i suoi angeli santi! Sia il suo santo nome su di noi e siano benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi ha colpito, ma ora io contemplo mio figlio Tobia».
VANGELO Mt 26, 1-5
Lettura del Vangelo secondo Matteo.
In quel tempo. Terminati tutti questi discorsi, il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso».
Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, e tennero consiglio per catturare Gesù con un inganno e farlo morire. Dicevano però: «Non durante la festa, perché non avvenga una rivolta fra il popolo».
Parola pesanti utilizza Giobbe nei confronti di chi tenta ci consolarlo o di convincerlo che la sua condizione di dolore e di miseria è riconducibile alla sua stessa responsabilità. Solo la perseveranza fino alla fine del giusto perseguitato lo porterà a riscoprire il vero volto di quel Dio che pensava di conoscere e che, invece, nel tempo della prova è stato riscoperto.
Tobi finalmente può tornare a vedere suo figlio, luce dei suoi occhi, grazie all’intervento di Raffaele, l’angelo che rivela il volto del Dio che guarisce: la lode che Tobi innalza al suo Dio comprende anche quel tempo di prova e di dolore, tempo che è servito per rivedere con la luce il proprio figlio, riscoprire Dio nel fratello.
Due compimenti si intrecciano nella breve pericope evangelica di oggi: la coscienza di Gesù che si avvia come Figlio dell’uomo alla sua Pasqua e la responsabilità dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo che decidono di catturare Gesù per farlo morire. Seguiremo in questi giorni le vicende della Passione redentrice di Cristo: sta a noi non essere solamente spettatori o ascoltatori distratti.
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